Quattro consigli lavorativi (che puoi ignorare)

Per quanto posti in buona fede, ci sono abitudini in tema di lavoro che sono ormai datati e possono anche svantaggiarti nel clima economico attuale

12 apr 2024
3 minuti di lettura

Il mercato del lavoro si evolve in continuazione a diverse velocità sulla base di fattori esterni – come la pandemia – ma anche sulla base di evoluzioni sociali che diversificano l’approccio a un impiego. Per questo, quello che poteva essere un consiglio utile per nuove leve nel periodo di boom economico o pre-social network, oggi risulterebbe svantaggioso e inutile. In questo articolo presenteremo quelli che ormai sono consigli che, seppur detti in buona fede e siano stati anche motivo di grande miglioramento da chi li offre, nel momento corrente non porterebbero gli stessi vantaggi.

“Non mandare la candidatura se non ricopri tutti i requisiti”

Quando interpellati, gli addetti alle risorse umane hanno specificato quanto non esista il candidato perfetto dal punto di vista tecnico e che, anche se esistesse, non significa che possa ricoprire quel ruolo al meglio. Per questo i giovani in cerca d’impiego, ad oggi, vanno sollecitati a candidarsi anche a posizioni per cui non incontrano tutte le esigenze, poiché per le mancanze sarà compito del Hr manager stabilire se possano compensare al meglio giudicando dal curriculum o cover letter, le esperienze passate e, soprattutto, dalle soft skill - come la rapida capacità di apprendimento.

“Fai il lavoro che ami e non lavorerai un giorno nella tua vita”

Per quanto sia una frase ispirazionale che incoraggia a seguire le proprie passioni, questo detto ha portato un’intera generazione a lavorare fuori orario, senza paga adeguata, a rischio sfruttamento. Una gavetta che in questa economia non paga in nome della “passione” per il proprio lavoro ma, al contrario, lo demolisce del tutto portando i dipendenti al burn-out. Gorick Ng, consulente professionale presso l'Università di Harvard, spiega che non c’è nulla di male a guardare al lavoro come sola fonte di sostentamento, anche perché spesso le carriere a cui si aspira sono ormai irrealistiche o comportano sforzi tali da rovinare l’equilibrio tra vita personale e professionale.

“Dovresti avere nel curriculum minimo un anno per ogni esperienza”

Leggenda narra che le persone che cambiano spesso azienda – i cosiddetti job-hoppers – siano visti male da alcuni imprenditori, che ricercano personale leale e che rimanga il più a lungo possibile. Nell’attuale (e instabile) mercato del lavoro, pretendere che un candidato abbia un cv del genere è controproducente. Soprattutto perché chi ha cambiato spesso lavoro può portare un valore aggiunto come candidato: la capacità di adattamento e una varietà di esperienze che lo rende proattivo e dalle conoscenze multidisciplinari. Chi è aggiornato sulle recenti evoluzioni lo sa, per questo è un aspetto su cui si può essere sereni quando si cerca lavoro.

“Renditi indispensabile”

Un grande cavallo di battaglia della generazione X e precedente, per cui il lavoro duro e continuativo viene automaticamente premiato dalle aziende e corporazioni. Ancora una volta, con l’attuale clima economico e politico non c’è modo di assicurarsi il proprio posto di lavoro col semplice sforzo, ricoprendo magari responsabilità di più ruoli perché non c’è modo di prevedere come possa muoversi l’azienda in merito ad assunzioni e licenziamenti. Il tuo capo potrebbe ritenerti una risorsa preziosa da mantenere, ma i vantaggi fiscali e le decisioni ultime spesso purtroppo esulano da ciò. Ha più senso, secondo gli esperti, prepararsi economicamente, con investimenti e risparmi, per essere pronto ad affrontare eventuali periodi di difficoltà.



 

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