I diritti delle mamme che lavorano sono garantiti dal
Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità (
D.Lgs. 151/2001), cui si aggiungono le disposizioni introdotte in via sperimentale dalla L. 92/2012. L’obiettivo delle norme è proprio quello di evitare che le donne siano costrette a rinunciare al loro percorso professionale e quindi alla carriera. Le disposizioni sono volte a garantire
strumenti, anche economici, che permettano alle mamme di tornare al lavoro e cercano di incentivare un
coinvolgimento maggiore degli uomini alla vita familiare.
Proprio per favorire la
conciliazione dei tempi di vita e lavoro, oltre alle novità previste dalla L. 92/2012, altre modifiche sono state introdotte dal
Decreto-sviluppo bis (D.L. 179/2012, convertito in
Legge 221/2012) che ha
semplificato la gestione operativa dei certificati medici per l'assenza del lavoratore a causa di malattia del figlio e dal decreto-legge 216/2012 (Disposizioni urgenti volte a evitare l'applicazione di sanzioni dell'Unione europea) confluito nella
Legge di stabilità 2013 (
Legge 228/2012) che affida alla contrattazione collettiva la possibilità di prevedere delle norme che permettono ai genitori (padri e madri) di
gestire il congedo parentale suddividendolo in ore, per esempio scegliendo di lavorare mezza giornata.
Da ultimo, il Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n.80 attua la delega prevista dalla Legge n.183/2014 per facilitare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, in particolare quella dei genitori anche adottivi e affidatari.
Si tratta di un intervento normativo basato principalmente su una rivisitazione della normativa già esistente (Testo Unico sulla Genitorialità) con l’obiettivo di proteggere i settori più sensibili e di recepire le pronunce della Corte Costituzionale degli ultimi anni. Le novità riguardano anche i lavoratori autonomi e parasubordinati, attuando quindi un’universalizzazione delle tutele previste per la genitorialità.