Il termine
Fundraising è entrato a far parte del nostro vocabolario, ma sono diversi gli aspetti ancora da conoscere e approfondire al riguardo.
Anzitutto, il suo significato non può essere circoscritto alla sola traduzione letterale di "raccolta fondi", ma va esteso al concetto di "sostenibilità finanziaria di una causa sociale". Il fundraising è, dunque, da intendersi come un mezzo, non già come un fine di una organizzazione.
Si tratta di un "processo che va dalla trasformazione di idee progettuali in progetti concreti (management strategico), al coinvolgimento dell’ambiente esterno sul progetto (comunicazione); questo coinvolgimento può portare, infine, al trasferimento di risorse finanziarie. […] Il fundraising è, al tempo stesso, un metodo (creare relazioni sociali in quanto opportunità per richiedere un sostegno; coinvolgere le persone all’interno della organizzazione; adeguare l’organizzazione al punto di vista dell’ambiente esterno e ai suoi bisogni) e una tecnica (analizzare l’ambiente esterno con un approccio di marketing, individuando i potenziali sostenitori; promuovere e diffondere una richiesta di finanziamenti; gestire efficacemente le risorse umane, tecniche e economiche necessarie; mantenere un rapporto positivo con i sostenitori, comunicando con essi).” (J.M. Greenfield, Fund raising fundamentals, 1994)
Ma quali sono le prospettive occupazionali del settore?
In Italia il fundraising ha un mercato potenziale enorme. La conferma arriva dai numeri: dalle indagini Doxa, Assif e Centro Studi Philantropy, risulta che i professionisti del settore sono circa 2 mila, hanno un’età media di 41 anni e il 65% sono donne. Oltre la metà dei fundraiser lavora tra la Lombardia e il Lazio.
Il settore fattura circa 6 miliardi di euro all'anno, la gran parte dei quali si concentra sulla ricerca medica (68%), a seguire gli aiuti di emergenza (22%) e la lotta alla povertà nel mondo.
Come rileva l’Istat, il fundraising rappresenta ormai un elemento cardine dell’innovazione sociale italiana, con oltre 300mila organizzazioni non profit italiane, molte delle quali si avvalgono da tempo dell’attività strategica di raccolta fondi.
A farvi ricorso sono anche per le organizzazioni culturali, si pensi all’art bonus, strumento di incentivazione delle donazioni private a favore dei luoghi della cultura pubblici, che vengono agevolate attraverso una detrazione d’imposta del 65%.
In questo scenario, le competenze in fundraising sono diventate sempre più una “high skill” ampiamente richiesta sia nel mondo delle organizzazioni senza scopo di lucro che in molti altri settori.
Ma come si fa una campagna di fundraising? E come costruire una popolazione di donatori fedeli che mantengano una relazione con l’organizzazione stabile nel tempo? Consulta la scheda che segue per conoscere nel dettaglio le diverse fasi della campagna!