Presidente, che differenza c’è tra CooperJob e altre piattaforme che favoriscono l’incontro tra domanda e offerta e di lavoro?
Intanto c’è da dire che questa piattaforma è del tutto gratuita e, a differenza di altre agenzie interinali, noi mettiamo a disposizione la nostra banca dati che non teniamo come un patrimonio riservato. Ci assumiamo questo rischio perché per noi è importante aprire su tutti i fronti. Inoltre, generalmente i portali si occupano di mansioni medio-alte, noi vorremmo arrivare a coprire tutte quelle richieste di lavoro dove generalmente si riscontra difficoltà nel matching tra domanda e offerta di lavoro, per esempio su mansioni non proprio elevate, dove ad esempio non si trova manodopera. In più, il nostro portale si contraddistingue per la comunicazione immediata. Chiunque ha un curriculum sul telefono può postarlo con facilità. Infine, essendo noi una rete che lavora sul sociale vi portiamo dentro tutte le politiche attive e le fragilità, offrendo opportunità anche alle fasce più fragili.
Attraverso la televisione digitale i candidati possono presentarsi e promuoversi attraverso i video auto-prodotti. Che caratteristiche devono avere i video? Potrebbe dare qualche consiglio ai nostri lettori?
Non ci sono dei requisiti specifici, questo è un luogo di scambio dove la libertà è assoluta, dove postare le ambizioni, le competenze e raccontare le esperienze di lavoro. Usiamo un filtro interno che verifica l’attinenza del video all’area lavoro, sempre nell’ambito della correttezza. I video sono un modo per autocandidarsi ma anche per scambiare esperienze di lavoro, in modo che anche altri possano essere incuriositi. Vogliamo che CooperJob diventi davvero una piattaforma di scambio dove anche le aziende possano raccontare non solo cosa fanno, cosa cercano ma anche dove vogliono arrivare, quali sono le loro ambizioni, le loro esperienze. Ovviamente tutto il nostro mondo del sociale ha la possibilità di dire cosa significa oggi il Welfare, che essenzialmente significa parlare di educazione, di mobilità, del lavoro prima di tutto. È un portale che incrementeremo, stiamo infatti lavorando sul welfare aziendale; ci interessa molto questa parte perché può essere un connettore al portale.
Come avviene la profilazione per l’inserimento dei candidati più bisognosi e che tipo d’impiego proponete?
In qualità di agenzia di somministrazione generalista proponiamo di tutto. Si va dai quadri fino alla più bassa manodopera. Ce n’è per tutti, non si richiede una specializzazione, non c‘è un target su alcuni aspetti del lavoro.
Perché avete inserito una sezione nominata Mercato del Lavoro?
Vorremmo che questo sito non fosse solo un semplice matching tra chi chiede e chi offre lavoro ma un volano di opportunità. Nel momento in cui i lavoratori e le aziende raccontano quello che fanno, non solo chiedendo personale per le mansioni che necessitano, vuol dire creare effettivamente delle opportunità di lavoro. Il mercato del lavoro non può essere solo un posto dove si spostano le pedine, ma significa creatività e opportunità. Noi speriamo molto nel target giovanile, dove vorremmo che maturi sempre di più l’idea di crearsi un lavoro piuttosto che cercarlo, è un po’ questa la nostra ambizione, abbiamo inserito per questo un’area dove possa esserci questo tipo di sviluppo.
Lavori che salgono e lavori che scendono, quali sono i profili più ricercati oggi? E quali quelli meno richiesti?
Nasciamo da una rete propriamente di imprese sociali, pertanto siamo vicini a un certo tipo di domanda, penso a tutto il sistema del badantato e dei servizi alle persone. I servizi di assistenza rimangono in crescita anche nell’era digitale e della robotizzazione dei lavori. Continue sono le richieste nel settore della ristorazione, in crescita anche le nuove forme di agricoltura, il settore del food e il turismo. Rimane la solidità della parte manifatturiera.
Nella rete di CooperJob ci sono le 840 cooperative del circuito CGM che come si legge sul portale, impiegano oggi 41.400 lavoratori, il 74% risultano occupati a tempo indeterminato. Ci spiega meglio questo dato? Ci conferma che il tasso di contratti a tempo indeterminato è così nutrito?
Questo è un dato che riguarda la nostra rete. È una percentuale importante, e visto quello che si dice delle cooperative sociali, sottolineo che la nostra è una rete sana che non è mai stata coinvolta, né sfiorata da nessun tipo di scandalo. Si tratta di una rete di cooperazione molto radicata sul territorio, una rete che sta evolvendo verso il mercato privato perché il mercato pubblico si sta asciugando. Stiamo comunque tenendo anche sulle operazioni di mercato che stiamo affrontando. Abbiamo attraversato delle crisi, però in quei momenti abbiamo toccato i patrimoni e non l’occupazione.
Da dove è nata l’idea di rendere la piattaforma del tutto open data?
È stata un’intuizione. Quando abbiamo rilevato CooperJob non avevamo l’intenzione di mettere sul mercato un player come gli altri sul tema della somministrazione, ma l’idea nasceva per creare benessere all’interno delle nostre comunità. Noi che avevamo costruito tutta la competenza sul mercato pubblico, cioè sulle politiche del lavoro, sui i problemi che colpiscono le fasce fragili, ci siamo resi conto che oggi la fragilità colpisce tutti. Chi rimane senza lavoro, rimane automaticamente un soggetto fragile. Oggi, in Italia la domanda numero uno è il lavoro che ti permette poi di accedere a tutte le altre cose. All’interno di questa scelta, però, volevamo dare una connotazione nostra. Le cooperative sociali nascono con l’idea di una partecipazione democratica, perché riservarla solo ad alcuni questa intermediazione? Apriamola, perché il lavoratore torni ad essere protagonista come lo è realmente nelle nostre realtà. Abbiamo provato a proiettare sul mercato questa prospettiva. È stata un’intuizione del nostro direttore generale, Marco De Stefano, che viene dal mercato della somministrazione e che non ha un background sociale come il nostro, però ha colto le nostre intenzioni e da questa contaminazione, da questa ibridazione è nata l’idea.
CooperJob è una società per azioni che aspira ad essere la prima public company italiana partecipata da un azionario aperto e diffuso. Quali saranno i vantaggi per i soci?
Il vantaggio c’è se la società funziona, se fa utili e si muove sul mercato con successo. Abbiamo raccolto in questo primo momento, in un anno e mezzo di gestione dei risultati interessanti. Oggi CooperJob è detenuta al cento per cento dalla nostra rete, quello che vorremmo fare è allargare ad altri soggetti, ad altre società, anche a singoli lavoratori, affinché sia il luogo come è nella nostra tradizione che renda conto non solo sul valore dell’azione ma anche sull’operato e sulle strategie, perché diventi non solo una società per la comunità ma che risponda anche alla comunità, non solo come un atto di enunciazione ma che nei fatti, nella rendicontazione e nella condivisione degli utili sia ripartita il più possibile. Certo il sogno sarebbe che tutti i lavoratori partecipassero, ma già il fatto che ci sarà una distribuzione delle nostre quote a chi vorrà partecipare, renderà partecipe e comune la vita di questa società.