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PNRR: Mezzogiorno e contratti di sviluppo

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si presentano come un’opportunità fondamentale per colmare i divari territoriali sul territorio nazionale

26 apr 2022

Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si presentano come un’opportunità fondamentale per colmare i divari territoriali sul territorio nazionale; interventi che hanno un orizzonte temporale tra i cinque e i dieci anni al massimo, perché sono i tempi di realizzazione del PNRR, dei Fondi strutturali e del Fondo nazionale di Sviluppo e Coesione.

Fino a questo momento le risorse allocate al Mezzogiorno dal PNRR sono pari al 40,6%; risorse che si sono da poco concretizzate con il primo pagamento da Next Generation Eu, in data 13 aprile 2022, della prima rata all’Italia.

Ventuno miliardi di euro, di cui 10 miliardi di contributo a fondo perduto e 11 sotto forma di prestito, a seguito della valutazione positiva della Commissione europea e di tutti gli Stati membri Ue sul raggiungimento dei 51 obiettivi del PNRR assegnati all'Italia per il 2021.

Questa «tranche» è legata a tappe fondamentali che riguardano diverse riforme e investimenti nei settori della pubblica amministrazione, degli appalti pubblici, della giustizia, dell’istruzione superiore, delle politiche attive del mercato del lavoro e del quadro normativo per le persone con disabilità; investimenti nel campo della digitalizzazione delle imprese (“transizione 4.0”) e dell’efficienza energetica.

Inoltre, nello stesso giorno in cui è stato erogato il primo assegno all’Italia, il Consiglio dei Ministri ha approvato uno schema di decreto legge che introduce ulteriori misure per accelerare e facilitare il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal PNRR entro il prossimo 30 giugno.

Alcune misure hanno l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e il “lavoro nero”. Per quanto riguarda il contrasto al lavoro irregolare, il decreto prevede l’istituzione di un “Portale Nazionale del Sommerso”, che sostituirà tutte le banche dati esistenti e in cui confluiranno tutti i verbali delle attività di vigilanza e monitoraggio di Ispettorato nazionale del lavoro, Inps, Inail, Carabinieri e Guardia di Finanza.

Secondo gli ultimi dati Istat, le differenze tra Nord e Sud Italia sul lavoro nero non sono quantitative, ma soprattutto qualitative. Nel Settentrione i dati si discostano solo di 2 punti percentuali, mentre le differenze risiedono nella tipologia. Nelle regioni meridionali gli occupati irregolari sono per lo più maschi, in età centrale e capifamiglia, mentre in quelle settentrionali sono per lo più donne, giovani e coniugi o figli. Quindi nel Mezzogiorno è probabile che i lavoratori in nero siano i soli occupati in famiglia, mentre nel Nord è probabile che i lavoratori in nero vivano in famiglie in cui il capofamiglia ha un lavoro regolare. Si spiega così la maggiore gravità sociale del lavoro in nero nel Mezzogiorno. Inoltre, la maggiore presenza di persone con bassa istruzione nel Mezzogiorno indica una maggiore dequalificazione delle occasioni di lavoro nero.

Queste diverse caratteristiche dei lavoratori in nero pongono così riflessioni e interrogativi che vanno affrontati nel momento in cui si adottano le politiche di contrasto. Tra le altre misure, è stata anticipata dal primo gennaio 2023 al prossimo 30 giugno l’entrata in vigore delle sanzioni agli esercenti che non permettono i pagamenti con POS, il dispositivo che serve a gestire i pagamenti elettronici tramite carta bancomat o di credito.

Infine, in ambito di giustizia, il decreto introduce un comitato tecnico scientifico «per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia civile, sulla ragionevole durata del processo e sulla statistica giudiziaria»; una maggiore flessibilità sull’utilizzo dei fondi PNRR che possono cambiare destinazione, all'interno della stessa missione, e andare a rafforzare la dote dei “Progetti bandiera” di alcune Regioni (del Sud, ad esempio). 

Contratti di sviluppo (H3)

Un’ulteriore spinta allo sviluppo del Mezzogiorno, grazie agli interventi legati al Pnrr, deriva dal sostegno ai contratti di sviluppo.
A partire dall'11 aprile 2022, le imprese potranno presentare domanda di agevolazione per gli investimenti nelle filiere industriali strategiche e innovative, anche nei settori delle rinnovabili e delle batterie, attraverso lo strumento dei nuovi Contratti di sviluppo che ha a disposizione risorse complessive pari a circa 3,1 miliardi di euro.

Il Contratto di sviluppo rappresenta il principale strumento agevolativo dedicato al sostegno di programmi di investimento produttivi strategici ed innovativi di grandi dimensioni; i programmi di sviluppo possono essere realizzati da una o più imprese, italiane o estere, di qualsiasi dimensione, in forma congiunta anche mediante il ricorso allo strumento del contratto di rete.

L’obiettivo è quello di sostenere la competitività del sistema produttivo con la realizzazione di progetti su tutto il territorio nazionale. È chiaro che sul tema delle rinnovabili, il Sud Italia può avere una grande rivincita grazie alla posizione geografica che certamente comporta un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili. Il Ministero dello Sviluppo economico intende anticipare e sbloccare ulteriori fondi per i Contratti di sviluppo per renderli immediatamente disponibili e far partire più velocemente altri progetti nel Mezzogiorno.

Le agevolazioni sono concesse nelle forme di finanziamento agevolato o contributo. Le domande di accesso devono essere presentate all’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. – Invitalia, secondo le modalità indicate nel sito dell’Agenzia.

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