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Giornalismo 4.0, le armi del mestiere nell'era digitale

In principio c’era la macchina da scrivere, la mitica Lettera 22 che ha fatto sognare generazioni di aspiranti giornalisti, il taccuino in tasca e la penna nel…

5 lug 2016
9 minuti di lettura
In principio c’era la macchina da scrivere, la mitica Lettera 22 che ha fatto sognare generazioni di aspiranti giornalisti, il taccuino in tasca e la penna nel taschino. In redazione c’era il titolista, il correttore di bozze e il grafico di vecchia generazione. Negli ultimi 20 anni, la professione del giornalista si è rivoluzionata radicalmente, dal pc all’uso di internet, dal giornale cartaceo alla testata web, oggi poi il digitale, soprattutto con l’uso dello smartphone, ha rivoluzionato l’intero modo di comunicare e di fare giornalismo.

Il web, ma ancor di più l’interazione costante con i social network, ha mutato i tempi e il modo di dare una notizia. In questo universo, in radicale evoluzione, il giornalista 4.0 assomiglia solo vagamente al vecchio giornalista, con lui però deve necessariamente avere in comune il rispetto dei criteri deontologici. Anche il giornalista digitale, infatti, ha il dovere di rispettare il lettore a cui deve fornire un’informazione corretta e veritiera, deve accertare le fonti e capire la notiziabilità di un evento e di un fatto.

Al giornalista 4.0 compete un’ottima base linguistica e il rispetto della famosa regola delle 5 W mai tramontata (who, what, where, when, why). Il nuovo giornalista, però, deve avere altre qualità, altrimenti rischia di soccombere nel mondo della rete. Deve saper colloquiare sui social. Da Facebook a Twitter, anche se non ne conosce gli algoritmi deve per forza di cose sapere che questi ne hanno uno e adeguarvisi. Deve capire che un articolo in digitale per essere letto deve essere scritto in modo chiaro e conciso, deve contenere le parole chiavi (le keywords), quel piccolo miracolo che permette il posizionamento su Google e dunque di essere trovato sul web. Ma non solo, le sue competenze si allargano e inglobano criteri base di informatica, di analisi e grafica. Il nuovo giornalista per essere al passo con i tempi deve sapere scattare foto, girare video, usare droni, scrivere e mettere online contenuti che deve poi condividere sui social. Del resto, nell’era del digitale e del mobile, basta uno smartphone per esercitare al meglio questa professione.

Ci sono tantissime App che aiutano il giornalista 4.0, diventato un vero e proprio professionista del digitale che può esercitare questo mestiere per una redazione o per conto proprio: basta un blog o un sito web per conquistarsi la propria fetta di mercato e il proprio pubblico di lettori. Per essere giornalisti 4.0 di successo non basta, però, essere dei semplici web content manager, serve molto di più. Ci vuole fiuto, curiosità, originalità oltre a una buona connessione internet.

 

Collaboratori di grandi testate, free-lance, inviati speciali stanno sperimentando il nuovo giornalismo in mobilità. Lo smartphone è uno dei migliori alleati del giornalista 4.0, anche e soprattutto grazie all’uso delle App, ne escono ogni giorno di nuove e sempre più indispensabili per svolgere al meglio la professione. Il giornalista di oggi non ha tempi molto lunghi. Soprattutto nel caso di eventi sensazionali, ma anche di impellente necessità di mandare online un servizio, gli risultano sempre più utili le App con cui tradurre in modo simultaneo da una lingua straniera, registrare un’intervista, fotografare e tagliare le immagini secondo le esigenze della redazione, fare un video, confezionarlo e poi mandarlo immediatamente in redazione. Naturalmente con i telefonini di nuova generazione si riesce anche a scrivere un articolo, postarlo sul proprio sito web e condividerlo con i social network.

Vediamo nel dettaglio alcune delle migliori App di supporto al lavoro del giornalista suggerite da David Ho, Executive Mobile Editor e Founding editor del  Wall Street Journal. 

  • Cogi: Registra e archivia tracce audio
  • iTranslate: Uno strumento efficiente per le traduzioni
  • Evernote: Il coltellino svizzero digitale per l’organizzazione di qualsiasi cosa
  • CamScanner: Trasforma il telefono in uno scanner
  • Audio Memos: Un registratore audio on steroids
  • Speaking Photo: Dà voce alle foto
  • Ban.jo: Organizza e analizza i social media sulla base della localizzazione
  • Pocket: Salva informazioni da leggere più tardi
  • Life 360: Un ottimo strumento per organizzare il lavoro dei reporter sul campo
Con l’avvento dei nuovi media, le notizie non arrivano solo dai giornali ma emergono da un mondo in cui giornalisti, fonti e utenti si scambiano incessantemente le informazioni. In un’epoca basata sull’istantaneità delle notizie, questo incide anche sul ruolo delle agenzie di stampa. Il giornalismo digitale pone davanti al giornalista il problema del tempo, della precisione e quello delle agenzie.

Nel mondo digitale è aumentato, infatti, il flusso continuo di notizie di tutti i generi, con la conseguenza di una perdita del senso del tempo. Siamo concentrati su un eterno presente. Il tempo della notizia in passato corrispondeva alla messa in onda del telegiornale o alla chiusura del giornale in tipografia. Nel mondo digitale le cose sono cambiate, il giornalista deve necessariamente chiedersi quando qualcosa diventa notizia. Il fatto di dover “chiudere” il giornale a un certo punto della serata permetteva di verificare bene la fonte prima della pubblicazione. Oggi i giornali online si trovano difronte al perenne dilemma se ritagliarsi dei tempi di riflessione, evitando gli “abbagli”, o essere trascinati nel vortice nelle notizie appesi alla necessità di stare sul pezzo tanto per non “bucare” la notizia”. Aspettare dunque che tutto sia prima verificato oppure scrivere e poi aggiornare?

Problema attualissimo anche nell’era dell’informazione digitale è quello delle fonti. Nel giornalismo tradizionale, è abitudine affidarsi ai lanci di agenzia, notizie per così dire grezze che toccherà poi ai giornalisti trasformarle in articoli. Esistono due tipi di lanci di agenzia, i cosiddetti flash, pezzi di una o due righe che comunicano una notizia in modo immediato e il take, un pezzo più lungo che obbedisce alle regole delle 5 W. Oggi con l’ingresso preponderante dei social network nel “mercato” delle informazioni stiamo assistendo a un cambiamento nella scala di incisività delle fonti. Si pensi al ruolo rilevante di Twitter e di Facebook diventati nuove fonti di notizie, canale privilegiato dell’informazione in tempo reale. L’uso dei social network porta, però, con sé vantaggi e svantaggi. Da una parte, le informazioni circolano in modo più veloce, dall’altra continuano a mettere il giornalista di fronte alla sfida della verifica delle fonti e della veridicità della notizia. È inutile girarci intorno, una condizione del genere spesso mette i mezzi tradizionali di fronte al rischio di “bucare “la notizia proprio nel momento in cui è molto discussa sui social network.

Trovarsi di fronte un competitor come quello dei social network che danno informazioni 24 ore su 24, impone la necessità per le fonti di informazione di cambiare i propri ritmi per adeguarsi a quelli dei canali social. Dall’altro c’è, però, la necessità da parte del giornalismo di non cancellare uno dei cardini che lo sorregge da sempre che è quello di verificare l’attendibilità delle fonti. Questo significa che se la credibilità e velocità spesso non possono andare d’accordo, dobbiamo farci una ragione del fatto che la realtà non “cinguetta” sempre sui social. In rete circola di tutto e di più, e non si commette errore nel ritenere che spesso è proprio il falso che circola più velocemente. Una notizia fa in pochi secondi il giro del mondo, fermarne una falsa può risultare complicato. Affinché ci sia un futuro dell’informazione, è necessario che posi su solidi pilastri e che sia seria, credibile e autorevole. Il compito del giornalista 4.0 deve essere, dunque, quello di controllare la veridicità di fatti, fare le verifiche incrociate, non farsi trasportare dai facili entusiasmi.

I professionisti dell’informazione sono tali in quanto credibili, è loro dovere rispondere alla necessità dei lettori che hanno il diritto di essere informati in modo corretto. Il ruolo del giornalista rimane quello di sempre: essere un testimone della realtà che deve innanzitutto capire per poi raccontare in modo veritiero. Naturalmente, questo non significa che ciò che viene pubblicato sui social network deve essere per forza ignorato, anzi è vero il contrario, il giornalista deve conoscere i materiali dei social network, analizzarli e poi, se è il caso, usarli.

Frequentare i social network deve diventare abitudine per i giornalisti, anche se occorre tenere ben presente il contesto, prima di utilizzare le dichiarazioni di personaggi famosi, ad esempio, è necessario informarsi su come quel dato personaggio usa il mezzo. Infine, è risaputo che sui social network non esiste privacy, pertanto è importante che i giornalisti ne tengano conto proteggendo la loro integrità professionale.

Digital News Initiative è il nuovo bando lanciato da Google, il popolare motore e directory. Dopo il successo della prima edizione conclusasi con oltre mille candidature da tutta Europa e 128 organizzazioni beneficiarie dai 23 paesi, tra cui 8 italiane, è tempo di concorrere per la seconda tranche.

La Digital News Initiative era nata dall’unione fra Google e un piccolo gruppo di organizzazioni ed editori europei, è cresciuta sensibilmente con il passare dei mesi fino a coinvolgere 150 sigle aderenti che collaborano per un giornalismo di qualità che possa trovare nelle tecnologie e nel digitale la chiave di rilancio e di monetizzazione.

Per questa nuova tranche, Google è alla ricerca di progetti che propongano un nuovo modo di pensare nell’ambito del giornalismo digitale, progetti volti a supportare sia lo sviluppo di nuovi modelli di business sia orientati al cambiamento delle abitudini degli utenti per quanto riguarda le news digital.

L’obiettivo è quello di dare vita a nuovi modi di pensare nel tentativo ambizioso di modificare e migliorare il mondo dell’informazione. I progetti devono avere una significativa componente digitale anche se a carattere sperimentale. Non è necessario adoperare alcun prodotto di Google. I progetti non potranno condividere dati sensibili per il business dell’azienda o informazioni riservate.
 

All’assegnazione dei finanziamenti possono concorrere:

  • Editori affermati
  • Sturtup
  • Gruppi  o singoli individui residenti nell’Unione Europea

Sono previste tre tipologie di stanziamenti:

  • Prototipi, fino a 50mila euro
  • Progetti di medie dimensioni, fino a 300mila euro
  • Progetti di grande portata, entro il milione di euro

Per inviare le candidature sul sito dell’iniziativa, c’è tempo fino all’11 luglio 2016.

 

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