Il rilancio dell’industria sportiva passa anche dal digitale
L'industria sportiva genera circa 17,5 miliardi di fatturato e il digitale è un prezioso alleato per la ripresa del comparto
Tra i settori di rilievo dell'industria italiana, il mondo dello sport è spesso tra i meno citati, malgrado numeri molto elevati in termini tanto di cittadini attivi coinvolti, quanto di aziende e piccole imprese legate alle diverse discipline sportive. Secondo o dati più recenti, del resto, il variegato mondo dello sport italiano genera circa 17,5 miliardi di fatturato in termini industriali, di cui 2 miliardi di esportazioni, 12 miliardi attraverso i centri sportivi attivi e un ulteriore giro di affari nell’intrattenimento di 7-8 miliardi. Senza contare gli importanti benefici, in termini di spesa pubblica sanitaria e sociale, di difficile quantificazione.
Ancora: secondo l'ultimo Rapporto Istat sulla pratica sportiva, nel nostro Paese sono oltre 20 milioni le persone che praticano uno o più sport con continuità (24,4 per cento) o almeno saltuariamente (9,8 per cento) con andamenti crescenti nel tempo ma che risentono dell’età, del genere e del livello d’istruzione. Su questi dati estremamente positivi, tuttavia, è intervenuta a partire dal marzo 2020 l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid 19; e proprio lo sport, alla pari di numerose altre attività che prevedono partecipazione di gruppo, è stato gravemente minato dalle necessarie restrizioni introdotte per fronteggiare il virus. Passato il tempo dei ristori, i contributi erogati dallo Stato per tamponare le mancate entrate seguite ai provvedimenti di contenimento, l’industria sportiva italiana è entrata in una fase di rilancio, non priva di novità e cambiamenti, alcuni dei quali legati – perlomeno parzialmente – proprio al periodo segnato dalla pandemia.
È evidente, ad esempio, la spinta che è arrivata anche in questo settore a livello di incremento del digitale. Durante il lungo periodo di emergenza, infatti, i gestori di palestre, studi yoga e scuole di danza hanno trovato un primo aiuto con il digitale e le lezioni in live-streaming: e malgrado la ripresa delle attività in presenza è ormai assodata, con diverse strutture che hanno dunque smesso di offrire la possibilità di allenamenti online ai propri iscritti, una percentuale rilevante di questi ultimi vuole ancora questo servizio. Per non parlare degli aumenti registrati nell'ambito delle app legate proprio all'attività fisica. Appare dunque evidente come il digitale continuerà a essere un fondamentale alleato per il futuro delle piccole e medie imprese sportive, magari ricorrendo alla combinazione di lezioni in presenza online e fisica, o abbonamenti ibridi che consentono di passare dalla partecipazione di gruppo a una più domestica, consentita proprio dal digitale. Il lascito della pandemia, dunque, potrebbe essere quello di aver contribuito a generare aziende sempre più ecosostenibili e attività ricreative differenziate.
Proprio in questo senso, secondo i dati raccolti da una ricerca condotta per Assosport dall’Università degli Studi di Padova, sono sei le aziende sportive italiane su dieci che dirottano oggi più del 10% del totale degli investimenti in progetti ecosostenibili, una percentuale destinata a crescere sensibilmente nei prossimi anni. L'analisi racconta i fronti su cui gli imprenditori italiani dell’industria sportiva sono più attivi, le competenze e gli strumenti messi in campo per approcciare sempre più un modello di economia circolare. Un approccio da intendere a 360 gradi, che riguarda tanto club, strutture e palestre, ma anche l'industria dell'abbigliamento sportivo, laddove i capi vengono sempre più realizzati con materiali di recupero. In questo settore, nel dettaglio, la crescita attesa per il 2022 è pari al +5,6%, dopo il boom del 2021 che ha fatto segnare un +8,4%. "Per l’Italia più che per il resto d’Europa e del mondo si prospettano scenari positivi e ci aspettiamo che la ripresa per l’industria sportiva sia ancora più marcata rispetto a quanto saprà fare l’economia nazionale", ha spiegato la presidente di Assosport Anna Ferrino.
Ancora secondo la ricerca condotta dall'ateneo di Padova, la metà delle imprese chiamate a rispondere al sondaggio è attiva su oltre il 50% dei vari filoni in cui è possibile declinare l’impegno in ottica “sostenibilità sociale e ambientale” nel comparto dell’industria sportiva, mediante comportamenti che vanno dalla riduzione delle emissioni fino alla diminuzione del ricorso a sostanze chimiche, lasciando spazio a risorse ecosostenibili. Infine, un focus sullo sport che in un certo senso è stato il simbolo delle attività ricreative nei mesi più difficili della pandemia, ovvero il padel: i nuovi iscritti sono praticamente triplicati, numerosi imprenditori sportivi stanno riconvertendo le proprie strutture per adeguarsi a questa imponente domanda di partecipazione. E uno dei punti di forza di questo sport risiede proprio nella community che si è creata intorno, composta anche da piattaforme digitali e app per smartphone che contribuiscono a migliorare l'esperienza agonistica. Anche lo sport, dunque, sta assumendo una direzione sempre più incontrata al green e al digitale.