Lavorare nei Beni Culturali: tra storia dell’arte e realtà aumentata

Per soddisfare la richiesta di Rosanna che ci ha scritto, vogliamo oggi approfondire i possibili percorsi professionali nel settore dei Beni Culturali. Studiar…

2 mag 2011
3 minuti di lettura
Per soddisfare la richiesta di Rosanna che ci ha scritto, vogliamo oggi approfondire i possibili percorsi professionali nel settore dei Beni Culturali. Studiare all’Università le discipline dei Beni Culturali – nelle sue varie declinazioni – significa acquisire:
  • competenze sulla legislazione e l'amministrazione del settore dei beni culturali;
  • conoscenza scritta e orale di almeno una lingua dell'Unione Europea oltre all'italiano;
  • padronanza dei principali strumenti informatici di gestione dei dati e della comunicazione telematica negli ambiti specifici di competenza;
  • competenze adeguate di storia della cultura europea.
In un Paese come l’Italia, ricco di testimonianze archeologiche e artistiche di valore mondiale, la scelta di questo tipo di studi può portare a sbocchi lavorativi in vari settori:
  • enti locali e istituzioni specifiche,
  • sovrintendenze,
  • musei,
  • biblioteche, archivi, cineteche,
  • parchi naturali e orti botanici, ecc.,
  • aziende e organizzazioni professionali operanti nel settore della tutela e della fruizione dei beni culturali e del recupero ambientale.
Per quanto riguarda le sovrintendenze e in generale gli enti pubblici, l’assunzione avviene tramite concorsi; questa la pagina dedicata del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Un ulteriore percorso è quello della guida turistica, per il quale vi rimandiamo alla guida apposita nel portale Cliclavoro. Ma, come spesso facciamo in questo blog, vogliamo farvi vedere quali sono le innovazioni che il digitale e il web 2.0 hanno portato al settore dei Beni Culturali. Cominciamo con un progetto presentato a febbraio di quest’anno da Google, che ha reso possibile la visita in alta definizione di 17 musei di tutto il mondo; comodamente sdraiati sul proprio divano se ne percorrono stanze e corridoi, ci si avvicina ai quadri catalogati, fino a vederne i particolari in “gigapixel”, il tutto semplicemente muovendosi con il mouse del proprio computer. Il googleartproject.com è la straordinaria idea di rendere fruibili oltre mille capolavori presenti nelle 385 stanze dei principali musei, tra cui gli Uffizi di Firenze, la Tate Modern di Londra, il MOMA di New York e l’Hermitage di San Pietroburgo. E altri seguiranno, tra cui il Museo Capodimonte di Napoli, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, la Galleria Borghese di Roma e la Pinacoteca di Brera di Milano. Questa iniziativa ci porta dritto verso quello che sembra essere il futuro di qualsiasi contenuto culturale si voglia oggi diffondere e condividere: la digitalizzazione dei contenuti è infatti un trend già cavalcato dalla stessa Google anche in ambito editoriale, con 15 milioni di libri online, di cui oltre l’80% abitualmente consultato dagli utenti. Una scommessa tutta italiana è quella presentata dalla finanziaria della Regione Lazio Filas per lo sviluppo delle Pmi: Futouring, il primo e unico distretto tecnologico per i beni e le attività culturali, che sviluppa esperienze di turismo culturale digitale. Punta di diamante e ultima frontiera della fruizione dei beni culturali di Roma, è la tecnologia della realtà aumentata applicabile a:
  • ricostruzioni virtuali dei monumenti,
  • scenografie digitali;
  • applicazioni in mobilità;
Come già per il turismo, di cui abbiamo analizzato l’apertura alle nuove tecnologie, anche i Beni Culturali sembrano subire il fascino del web e delle esperienze da condividere in rete. E chissà se la Venere di Botticelli apprezzerà tutti quegli sguardi! Voi che cosa ne pensate?
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