Trend & Interviste

Manifattura 4.0, le sfide attuali e future in Italia

Anche il settore manifatturiero italiano ha dovuto fare i conti con la pandemia globale da Covid-19 e fortunatamente si comincia a intravedere qualcosa di posi…

1 giu 2021
3 minuti di lettura

Anche il settore manifatturiero italiano ha dovuto fare i conti con la pandemia globale da Covid-19 e fortunatamente si comincia a intravedere qualcosa di positivo all’orizzonte. Merito anche delle aziende stesse, che hanno saputo evolversi e svilupparsi, comprendendo che il percorso da seguire era quello legata a innovazione e trasformazione digitale. E’ proprio infatti anche grazie alle tecnologie 4.0 che la manifattura nazionale è tutt’oggi in grado di affrontare questo momento storicamente drammatico, che forse ora si trova quasi alle spalle, ma che non può esulare dal concetto di competitività.

In questo senso, il Coronavirus ha agito da catalizzatore per la trasformazione digitale, andando proprio a modificare la mentalità e l’approccio delle imprese: prima l’uso della tecnologia era collegato in un certo qual senso al solo profitto; mentre allo stato attuale delle cose avere operation digitali è una condizione imprescindibile. Secondo il recente report di Deloitte, “L’importanza di un approccio ecosistemico alle iniziative di Industry 4.0”, durante la pandemia il 63% delle aziende manifatturiere analizzate non solo non ha interrotto i flussi di capitali a supporto dei progetti di produzione intelligente, ma li sta tuttora accelerando, disponendo in media più di un terzo del proprio budget dedicato agli investimenti.

A livello nazionale sono emersi tre ambiti specifici dove le aziende italiane eccellono, riuscendo a gestire su ampia scala le iniziative di Industry 4.0:

- Smart Warehouse

- Quality Sensing&Detecting

- Smart Connected Product.

La maggiore propensione delle aziende a supportare iniziative di Industry 4.0 si riflette concretamente anche su un nuovo approccio imprenditoriale in ascesa: la crescita dei cosiddetti “ecosistemi di smart manufacturing”, ovvero sistemi basati sulla cooperazione di molteplici attori (di norma Mpmi e Pmi, non necessariamente facenti parti della medesima filiera), in grado così di raggiungere una massa critica sufficiente, col fine di conseguire obiettivi comuni e risolvere sfide di business condivise. Questo fenomeno di sviluppo d’impresa è ancora tutto da potenziare, la strada è ancora lunga, ma la via intrapresa è quella corretta, anche valutando gli sviluppi in altre zone del mondo, come il Nord America, dove questa “pratica” maggiormente diffusa ha permesso a tante piccole e medie realtà aziendali di evolversi e ingrandirsi, con notevoli risultati in termini di guadagno e business internazionale.

Fare rete passa inevitabilmente ai giorni nostri per l’online e secondo il rapporto Deloitte sono molte le imprese intimorite dagli attacchi hacker o che comunque dichiarano di non essere ancora sufficientemente “attrezzate” in termini di cyber sicurezza. Per questo, le organizzazioni sono chiamate a diventare cyber resilienti, attraverso l’adozione di strategie “security by design” (per le quali i prodotti software vengono progettati fin dalle fondamenta per essere sicuri), che si caratterizzino per un approccio olistico, proattivo, organico, integrato e strutturale.

Presente e futuro sono dalla parte delle aziende manifatturiere italiane e anche il Governo sta spingendo forte sull’innovazione delle aziende. Lo testimonia il “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, per cui un tema centrale è sicuramente agevolare e incentivare l’adozione di processi di modernizzazione strutturali, passando per una strategia organica che porti a importanti investimenti nelle tecnologie emergenti e nel sostegno allo sviluppo tecnologico. Lungimiranza e progettazione sono fondamentali nell’ottica di intercettare anche rilevanti finanziamenti europei e tutto il “sistema” deve e dovrà cooperare unitamente, col fine di raggiungere il grande e ambizioso obiettivo comune di sviluppo d’impresa.
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