Trend & Interviste

Tessile ed economia di riciclo: la filiera per salvaguardare il Pianeta

Sono numeri sempre più interessanti quelli che arrivano da un settore innovativo e per certi versi figlio di questo tempo, ovvero quello della moda usata e vin…

8 ott 2021
5 minuti di lettura

Sono numeri sempre più interessanti quelli che arrivano da un settore innovativo e per certi versi figlio di questo tempo, ovvero quello della moda usata e vintage. Basata su elementi di riciclo tanto estetico – con i suoi riferimenti al gusto dei tempi passati, dagli anni Sessanta ai Novanta – quanto pratico, ovvero in virtù del recupero vero e proprio delle materie prime da riutilizzare, questa tendenza è ormai una vera riserva di opportunità professionali e di sviluppo.

Del resto, secondo le ultime indicazioni, questo comparto negli ultimi 5 anni è cresciuto di circa il 30%, raggiungendo un giro d’affari di 24 miliardi di euro nel 2019, pari all’1,3% del PIL. Con un’idea alla base: che gli scarti di un processo diventino “nutrimento” per un altro. Il trend, già in atto prima della pandemia, è stato trainato soprattutto dall’online, tanto che entro il 2028 la moda di seconda mano supererà il fast fashion, raggiungendo un valore di mercato pari a 80 miliardi di dollari: dai 10 miliardi del 2009 la crescita prevista è notevole. Un fenomeno che va al di là quindi di una temporanea tendenza di moda. Comprare o vendere prodotti usati si conferma tra i comportamenti sostenibili più diffusi degli italiani (54%), aggiudicandosi il terzo posto che fino all’anno scorso era occupato dall’acquisto di prodotti a km 0.

Del resto, secondo i dati rilevati dall’ultimo studio dell’Osservatorio Second Hand Economy condotto da BVA Doxa, cresce la frequenza degli italiani che compra o vende più di 2 volte l’anno, così come aumenta sensibilmente anche il numero di oggetti scambiati. Inoltre, cresce la vita media degli oggetti: per il 62% il bene acquistato verrà collezionato, oppure cessato il suo utilizzo verrà donato o rivenduto, allontanando così la sua dismissione in discarica e i conseguenti costi ambientali di smaltimento. Da un punto di vista strettamente operativo, invece, la Fondazione Ellen MacArthur – nel rapporto “The circular economy: a transformative Covid-19 recovery strategy” – ha cercato di fornire una panoramica sull’argomento mettendo in evidenza alcuni dei principali fattori in grado di attivare un modello di economia circolare in questo comparto. E sono tre, in particolare, i volani su cui porre l’attenzione:

- il potenziamento degli impianti di raccolta, smistamento e riciclaggio;

- gli investimenti in ricerca per arrivare a riciclare le fibre sintetiche e in strumentazione tecnologica in grado di rendere più efficace la selezione delle fibre ai fini del riciclo;

- un design finalizzato al recupero.

Proprio il design, evidentemente, gioca un ruolo di primo piano per lo sviluppo del settore. A questo proposito, “The Upcycling Challenge” è il progetto dedicato ai creativi che con la loro visione riescono a cogliere le infinite possibilità dei materiali riciclati e a trasformarli in abiti e accessori innovativi e di stile. L’iniziativa è realizzata da Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), in collaborazione con Vogue Talents, per dare la possibilità a giovani talenti creativi di realizzare una capsule collection di abbigliamento sostenibile.

Tra i materiali di riciclo che possono essere usati per la collezione o come accessori che la completano ci sono acciaio, alluminio, carta e cartone, legno, plastica, plastica biodegradabile e compostabile e vetro, da trasformare in filati, fibre, bottoni, grucce, etichette o altri item. Possono prendere parte alla call gli studenti universitari che frequentano l’ultimo anno di corsi legati a creatività, moda e arte, talenti che hanno concluso il percorso di formazione da massimo un anno e designer che hanno all’attivo da uno a tre anni di attività. Le candidature con le proposte dei capi si possono inviare all’indirizzo mail upcyclingchallenge@condenast.it fino al 14 novembre 2021. Una giuria formata da Conai e Condé Nast selezionerà i tre progetti finalisti valutando il livello di sostenibilità, l’effettivo impiego dei materiali di riciclo, l’innovazione e lo stile, la comunicabilità e la realizzabilità della capsule collection. Il primo classificato avrà l’opportunità di realizzare e produrre i prototipi dei capi e degli accessori con strumenti e supporto forniti da Conai e con la consulenza artistica di Vogue Talents. Potrà anche presentare ed esporre i capi di abbigliamento ad Ecomondo 2022, la Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile: previsti premi anche per il secondo e il terzo progetto classificati.

In primo piano, infine, da segnalare l'attivismo della Lombardia: il settore tessile della Regione, che vale 12 miliardi e quindi un terzo del fatturato nazionale (fonte Sistema Moda Italia con Liuc Business School), si è riunita in Afil, il cluster regionale per il manifatturiero avanzato. Tra le attività principali dell'associazione rientra proprio la realizzazione di una filiera regionale del riciclo tessile. Gli inneschi della progettualità di Afil sono le strategic community, comunità di esperti di imprese create attorno a particolari tematiche tecnologiche rilevanti per il manifatturiero avanzato, in vista di una programmazione di medio e lungo termine.

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