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Recruiting e digitale, il connubio trasformato dalla pandemia globale

Con l’evolversi della pandemia globale questa unione si è rafforzata, con processi di sviluppo che hanno subito una vera e propria “impennata”

10 feb 2022
4 minuti di lettura

Il reclutamento ai tempi del Covid-19 o meglio nell’arco temporale dopo il Coronavirus è l’argomento al centro di questo approfondimento molto attuale sul mercato del lavoro. Già da anni la pratica del recruiting è legata al digitale e all’innovazione, ma anche grazie all’evolversi della pandemia globale questa unione è stata decisamente rafforzata, con processi di sviluppo che hanno subito una vera e propria “impennata” nel breve periodo.

Una recente indagine svolta da parte dell’azienda che si occupa di incontro domanda-offerta, Infojobs ha rilevato che il 70% dei responsabili delle risorse umane sottoposti a sondaggio ritiene che la ricerca del personale abbia cambiato, proprio negli ultimi tempi, modalità e strumenti, con una notevole integrazione delle tecnologie digitali. Ciò che insomma si è reso realmente indispensabile oggi, complice anche l'estensione del lavoro agile e la necessità di limitare i contatti umani è l'utilizzo delle tecnologie come supporto essenziale alla professionalità degli Hr.

Nel concreto sono quindi i colloqui digitali a farla da padrone: sempre secondo lo studio suddetto il 45% dei manager operanti in ambito Hr intervistati utilizza oramai da tempo lo strumento del colloquio virtuale e chi comunque ha usato per la prima volta questa modalità ha poi intrapreso nel breve termine un percorso di potenziamento qualitativo e quantitativo dello stesso. La versione virtuale di un’attività tradizionalmente svolta di persona, in un luogo fisico, chiaramente possiede vantaggi e svantaggi: a favore vi sono maggiore flessibilità e possibilità di aumentare il bacino di potenziali candidati, dato che con il digitale le barriere spazio-temporali tendono a cadere. Inoltre è possibile incrementare la casistica di risentire o rivedere il candidato, un fattore decisamente utile per un recruiter che intende approfondire determinate situazioni.

A sfavore di tutto questo gioca la mancanza di un contatto umano, che ancora oggi resta un fattore imprescindibile per i reclutatori: l’indagine suddetta evidenzia come quasi il 70% di loro sia ancora fortemente legato al cosiddetto “face to face”. Il mancato “incontro fisico” col candidato porta anche a difficoltà nel cogliere appieno le capacità relazionali di una persona, incorrendo spesso in una freddezza, mediamente fraintesa dalle parti e causata dalla barriera, negativa o positiva, che inevitabilmente viene creata da uno schermo, che sia esso di un computer o di un cellulare o di un tablet o altro.

In questo variopinto panorama spicca poi il fenomeno del social recruiting, ovvero l’impiego dei ben noti social network per trovare, coinvolgere e costruire relazioni con potenziali candidati, con l’obiettivo di aggregarli nella rete professionale e poi eventualmente assumerli. Non a caso nell’ultimo triennio si è registrata una crescita esponenziale delle aziende presenti sui social, in particolare su Linkedin, ma anche su Facebook, Instagram e Twitter.

I recruiter verificano online il profilo e le competenze dei candidati, mentre i candidati navigano in cerca di nformazioni utili sull’azienda, sulle opportunità che offre (dalle politiche di welfare, alle modalità di lavoro, fino ai benefits) e sul recruiter stesso. Si registra quindi uno spostamento interessante degli equilibri di fondo: da una dinamica passiva a una più attiva o meglio proattiva. Ecco che per valutare i profili dei candidati si analizza prima il curriculum vitae e poi si passa allo “screening” dei canali social. Insomma i social network nell’era post pandemica rappresentano una vetrina davvero molto potente per il mondo del lavoro e soprattutto possono essere sfruttati preziosamente da tutti, indipendentemente dal lavoro svolto o dal grado di seniority.

Il quadro completo è di conseguenza piuttosto complesso e articolato, ma di certo l’errore da non commettere è quello di pensare che sia tutto passeggero. Difatti statistiche e tendenze confermano come il virtual recruiting sia non solo il presente, ma anche il futuro del reclutamento in tutto il mondo. Sempre più realtà imprenditoriali, anche in ambito internazionale fanno e faranno saggio uso di questa nuova frontiera e per non perdere opportunità di rilievo è importante stare al passo coi tempi, tutti e sempre.

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