La ricerca scientifica e l’innovazione al servizio della sostenibilità
La modifica della Carta per dare dignità costituzionale alla tutela dell’ambiente, il PNRR, l’Agenda ONU 2030, i bandi PRIMA e la rete Nest
La tutela dell’ambiente e la sostenibilità – intesa come “condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”, come si legge dal dizionario Treccani – non sono solo necessità morali o bisogni sociali ormai incomprimibili, ma rappresentano anche obblighi giuridici inderogabili contenuti nella Costituzione. Dopo tanti anni, anche il testo costituzionale è stato modificato di conseguenza con una riforma: in particolare, all’9 Cost., all’interno dei principi supremi dell’ordinamento, è stato inserito il secondo comma, per affermare che la Repubblica “Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Viene modificato anche l’art. 41 laddove si stabilisce che non solo la sicurezza, la libertà e la dignità sono limiti all’esercizio dell’iniziativa economia privata ma anche la salute e l’ambiente diventano beni giuridici fondamentali che le imprese devono riconoscere nella loro attività.
Si tratta di una grande conquista che permette al legislatore ordinario di legiferare su questi temi sulla base dei principi espressi ora anche in Costituzione e rappresenta inoltre un criterio generale di cui devono tenere conto i pubblici poteri nella loro azione; la riforma rappresenta inoltre un generale principio per le attività economiche private che, prima di ogni altra cosa, devono tenere conto anche di salute e tutela dell’ambiente.
Negli anni immediatamente successivi all’approvazione della Carta non c’era una consapevolezza della necessità di salvaguardare l’ambite rendendo lo sviluppo sostenibile; una tale coscienza critica è arrivata negli anni ’70 circa: è solo da poco più di cinquanta anni che si pone il problema a livello mondiale, quando le nazioni si rendono conto che lo sviluppo non deve compromettere le future generazioni.
Una delle tappe fondamentali della riflessione globale sul tema è la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano, in cui, nel 1972 più di cento nazioni si incontrano a Stoccolma e redigono un piano d'azione e una Dichiarazione con principi su diritti e responsabilità dell'uomo in relazione all'ambiente: oltre alla generale protezione delle risorse naturali e la loro razionalizzazione per il beneficio delle generazioni future, la ricerca scientifica e lo sviluppo diventano lo strumento privilegiato per raggiungere l’obiettivo della tutela dell’ambiente, da incoraggiare in tutti i Paesi, specialmente in quelli in via di sviluppo.
La ricerca scientifica in questo campo è quindi necessaria per rendere sostenibili le azioni umane e per sperimentare metodi sempre nuovi per preservare il pianeta.
Dopo la crisi pandemica, anche il PNRR ha dedicato una specifica voce di bilancio al tema e infatti la transizione ecologica è uno dei pilastri del Piano: la seconda missione, in particolare (Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica), si occupa anche di agricoltura sostenibile, economia circolare, transizione energetica per assicurare un impatto ambientale pari a zero. Inoltre, la maggior parte delle misure contenute nel PNRR contribuisce al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda ONU 2030 e l’Istat monitora l’avanzamento di queste misure.
L’Agenda ONU 2030 è stata adottata il 25 settembre 2015 si articola in 17 obiettivi (i cosiddetti “Sustainable Development Goals”, sinteticamente definiti con l’acronimo SDG), che rappresentano gli ambiti economici e sociali sui quali si vuole intervenire per promuovere lo sviluppo sostenibile.
L’attività fatta dall’Istat permette di visualizzare l’ammontare di risorse destinato dal PNRR a ciascun SDG.
È proprio in relazione al connubio tra ricerca e sostenibilità che s’inseriscono i bandi di PRIMA (acronimo di “Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Sea) per rispondere agli obiettivi strategici di ricerca e innovazione nel campo della sostenibilità, con particolare riguardo a:
- gestione idrica integrata per le regioni aride e semi-aride del Mediterraneo,
- sistemi agricoli sostenibili e sviluppo di una catena del valore alimentare mediterranea per la crescita regionale e locale.
Il programma di ricerca, che si colloca nel quadro normativo europeo, in particolare, all’interno delle azioni intraprese nell’ambito dell’art. 185 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, mira a integrare parti di programmi nazionali all’interno di un programma di ricerca europeo.
All’interno di PRIMA, sono molti i paesi che si sono impegnati finanziariamente ed è stata costituita una fondazione incaricata della gestione dei bandi. L’Italia, tra i maggiori finanziatori, ha sempre avuto e ha ancora oggi un ruolo guida, rafforzato dall’elezione del Prof. Angelo Riccaboni alla presidenza della Fondazione. Per quanto riguarda gli ultimi bandi, è possibile presentare le proposte per il primo stage entro il 2 aprile 2024; per il secondo, la scadenza è prevista per il 4 aprile 2024. Per saperne di più, visita questa pagina.
La sfida della transizione energetica è fatta anche attraverso finanziamenti regionali: l’Emilia-Romagna ha emesso un bando per fornire informazione e assistenza sulla transizione energetica degli enti locali. In particolare, attraverso i fondi europei Fesr, la Regione finanzia progetti che abbiano il fine di informare, sensibilizzare e fornire assistenza alla comunità su questi temi; tra gli obiettivi c’è anche il rafforzamento della capacità amministrativa, soprattutto, attraverso la formazione del personale interno. La domanda per ottenere i contributi potrà essere presentata dal 13 marzo al 17 maggio 2024. Per saperne di più, visita questa pagina.
Sempre in ambito di transizione energetica, è stato adottato un nuovo bando per finanziare con fondi del PNRR e del Mur progetti di ricerca nel settore industriale e di sviluppo sperimentale nell’ambito del partenariato "Network 4 Energy Sustainable Transition” (NEST), la rete di università e centri di ricerca per la transizione energetica in Italia.
Nest è uno dei quattordici grandi progetti di partenariato selezionati dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), finanziato dal PNRR nell’ambito della Missione 4, Componente 2, Investimento 1.3 del Piano per finanziare progetti di ricerca di base, rafforzare le filiere della ricerca a livello nazionale ed europeo.
Nest è soggetto attuatore del Pnrr e opera per attuare e coordinare il cosiddetto il partenariato sul tema degli “Scenari Energetici del Futuro”.
All’interno di NEST, gli “Spoke” conducono ricerche specializzate in ambiti specifici.
Nell’ambito dell’attività dello Spoke 4, è stato pubblicato il bando “Clean Hydrogen and Final Uses” che mira a finanziare progetti di ricerca nelle seguenti tematiche:
- innovazione per celle a combustibile a ossidi solidi;
- innovazione per membrane per elettrolizzatori;
- elettrocatalizzatori innovativi non PGM per FCH Technologies;
- sviluppo di sensori per la rilevazione di impurità nell’idrogeno;
- ricerca sperimentale sui combustibili innovativi a zero emissioni di carbonio;
- innovazione per lo stoccaggio di idrogeno allo stato solido;
- sistemi di propulsione ibrida a idrogeno per veicoli speciali;
- strumenti e metodi diagnostici trasversali per le tecnologie FCH;
- innovazione per la produzione di idrogeno verde da biomasse;
- Innovazione per HRS (Hydrogen Refuelling Station).
La domanda può essere inoltrata fino al 29 febbraio 2024. Per saperne di più e scoprire tutti gli altri spoke, visita questa pagina.