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Concorsi pubblici: tutto quello che c’è da sapere

Cosa significa essere un dipendente pubblico, come funzionano le selezioni, quali sono i requisiti per accedere, le prove da sostenere e i bandi in arrivo

30 apr 2024
3 minuti di lettura

Essere un dipendente pubblico significa avere diritti e doveri connessi al ruolo che si traducono in vantaggi – come una stabilità occupazionale e uno stipendio regolato dai contratti collettivi in cui vengono definite le modalità di retribuzione in base all’ente di appartenenza, all’anzianità e alla posizione lavorativa – e oneri – come il dovere di svolgere le funzioni pubbliche “con disciplina e onore” ed esercitare le proprie mansioni con imparzialità, trasparenza ed efficienza, garantendo la qualità dei servizi erogati ai cittadini.
 

Essere un dipendente pubblico implica infatti un forte senso di appartenenza al servizio e un impegno verso l'interesse della comunità; significa, soprattutto, poter accedere alle selezioni in condizioni di uguaglianza (art. 51 Cost.), adempiere con onore alle pubbliche funzioni, ponendosi al servizio esclusivo della Nazione, come prescrivono gli artt. 54 e 98 della Costituzioni, e garantendo l’imparzialità dell’azione dei pubblici uffici e il buon andamento dell’amministrazione (art. 97 Cost.).

I concorsi banditi negli ultimi dieci anni hanno permesso di assumere centinaia di migliaia di persone. Nel nostro ordinamento c’è infatti un unico modo per accedere a un impiego pubblico: il concorso. Lo prescrive la Costituzione laddove stabilisce, all’art. 97, comma 4, che “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.
Ogni ente pubblico che intenda assumere personale deve necessariamente bandire un concorso, nel rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione, principi che informano tutta l’amministrazione.

Il concorso può stabilire diverse limitazioni, prescrivendo il possesso di determinati requisiti per accedere: tali limitazioni devono però essere ragionevoli e cioè poste in essere senza violare il principio di uguaglianza che garantisce la pari dignità sociale di ogni cittadino che deve poter accedere ai concorsi in condizioni di parità con gli altri concorrenti.
Ogni trattamento differente del cittadino davanti alla legge deve avere un qualche fondamento: per esempio, stabilire che per accedere a un concorso sia necessaria una laurea è una richiesta ragionevole e non viola il principio di uguaglianza nel momento in cui esclude chi non sia in possesso del titolo, in quanto la laurea è strettamente connessa dalla natura del posto messo a concorso.

Una volta stabiliti questi limiti, la selezione si basa sulle competenze e conoscenze che ogni candidato dovrà dimostrare di possedere per superare le prove e vincere il concorso.

Partiamo dai criteri di accesso che sono stati riformati l’anno scorso. L’ultima normativa risaliva al 1994 e le attuali regole sono in vigore da quest’anno.
Dunque, per accedere ai concorsi pubblici, sono richiesti i seguenti requisiti:

  • cittadinanza italiana: con la riforma, l’accesso è possibile anche ai cittadini degli stati membri dell’UE e –altra novità – anche i familiari dei cittadini dell’UE non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. Queste regole valgono esclusivamente per gli impieghi che non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale (art. 38 del D. Lgs 165/2001): per questi ultimi incarichi, infatti, è richiesta soltanto la cittadinanza italiana; ad esclusione delle casistiche appena elencate, possono accedere ai concorsi anche i soggetti ai quali è stato riconosciuto il diritto di asilo nel nostro Paese;
  • avere la maggiore età, ossia un’età non inferiore agli anni 18;
  • godimento dei diritti civili e politici;
  • idoneità fisica allo specifico impiego, se richiesta per lo svolgimento del lavoro;
  • possesso del titolo di studio richiesto dal bando per accedere al concorso oppure altri requisiti specifici per la professione come una patente di guida, qualora l’impiego richieda di condurre un veicolo oppure l’iscrizione a un albo qualora il posto messo a concorso richieda di esercitare una specifica professione (per esempio, nel caso di medici, avvocati o ingegneri).

Ci sono poi dei requisiti che possiamo definire “negativi”: si tratta di una categoria che raccoglie regole relative alla propria condotta che rappresentano cause ostative alla partecipazione alle selezioni che impediscono anche solo di presentare la domanda di partecipazione. In questo caso il candidato potrà essere anche esperto della materia o adatto al ruolo ma non potrà partecipare alla selezione in quanto la presenza di queste condizioni glielo impediscono a monte; si tratta di casi indicati tassativamente dalla legge che comprendono le persone:

  • destituite o dispensate dall’impiego presso una PA per persistente insufficiente rendimento, in forza di norme di settore;
  • licenziate per le stesse ragioni di cui al punto precedente oppure per motivi disciplinari (in base a quanto previsto dalla legge o dai contratti);
  • dichiarate decaduti per aver conseguito la nomina o l’assunzione mediante la produzione di documenti falsi o viziati da nullità insanabile;
  • condannate penalmente con sentenza passata in giudicato per reati che costituiscono un impedimento all’assunzione presso una PA. In particolare, sono esclusi anche coloro che hanno in corso procedimenti penali e amministrativi per l’applicazione di misure di sicurezza o di prevenzione o precedenti penali a proprio carico iscrivibili nel casellario giudiziale (in base all’art. 3 DPR n. 313/2002).

Una volta superata la fase dell’iscrizione fatta sulla base del possesso dei requisiti di cui abbiamo parlato, si passa alla selezione vera e propria incentrata su prove concorsuali che, di solito, sono prove scritte e orali sulle materie indicate dal bando, in cui il candidato dovrà dimostrare di essere in possesso delle conoscenze e delle competenze sufficienti per accedere a quel ruolo. Per alcune posizioni, è necessario superare anche prove pratiche.

Con il superamento delle prove, il candidato diventerà a tutti gli effetti un dipendente pubblico al quale verrà fatto un contratto regolato dalla normativa sul pubblico impiego.

Ma quali sono i concorsi più richiesti in questo momento e quelli in uscita?

Dopo i concorsi per assistente e consigliere parlamentare, che si trovano ormai nella fase di attesa della fissazione delle date delle prove concorsuali, si attendono, tra gli altri, i concorsi di:

  • Agenzia delle Entrate per funzionari con laurea da inserire nell’area della fiscalità internazionale, tributaria, tra le altre, ma anche nell’ambito della logistica e dell’approvvigionamento;
  • INPS, per diplomati per un totale di quasi 600 posti di lavoro;
  • Ministero della Giustizia che dovrà assumere in totale circa 11mila persone; alcuni dei concorsi annunciati sono stati già banditi e si attendono gli altri.

Annunciati dai provvedimenti governativi e in attesa di emissione del bando vero e proprio, molti altri concorsi sono in arrivo: è possibile consultare la Gazzetta Ufficiale, serie Concorsi ed Esami in uscita due volte a settimana, ogni martedì e venerdì.
La Gazzetta è una fonte di cognizione istituzionale per approfondire e rimanere aggiornati su tutti i concorsi banditi dagli enti pubblici.

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