Second hand economy: ripensare i consumi in chiave consapevole
Coniugare etica, risparmio e innovazione per un futuro più sostenibile
Nel panorama dei consumi contemporanei, la second hand economy – o economia dell’usato – si impone sempre più come un modello economico alternativo, sostenibile e circolare. Si tratta di un approccio fondato sulla compravendita e sul riutilizzo di beni di seconda mano, che promuove il remanufacturing (processo attraverso il quale prodotti usati o parti di essi vengono restaurati e rigenerati per essere riportati a una condizione molto simile al prodotto nuovo) e riduce la necessità di produrre nuovi oggetti, abbattendo così l’impatto ambientale legato alla produzione e allo smaltimento.
I dati dell’Osservatorio Second Hand Economy realizzato da BVA Doxa per Subito, evidenziano una crescita del fenomeno: il 63% della popolazione italiana ha dichiarato di aver acquistato o venduto oggetti usati nell’ultimo anno, segnando un incremento rispetto al 2023 e consolidando un trend positivo avviato nel 2015, quando questa quota era del 44%.
Il valore crescente di questo comparto è testimoniato anche e soprattutto dalla forte crescita registrata dagli operatori del settore, ossia coloro che hanno fatto della compravendita di oggetti usati la loro professione: un modello economico, frutto di lavoro, ricerca e investimenti. Solitamente coloro che si dedicano a questo genere di attività gestiscono una sorta di hub, più o meno grande, creando lavoro e contribuendo a sostenere un'economia prettamente locale, a chilometri zero, dove il denaro generato dalle vendite innesca un circolo virtuoso che riguarda tutti i soggetti coinvolti nel processo. In questo senso, si registra l’aumento sensibile anche di opportunità formative pensate per i cittadini che intendono cimentarsi con questa sfida per trasformare la propria passione in un lavoro vero e proprio.
La vera rivoluzione del 2024 è stata il sorpasso del digitale: per la prima volta il valore generato online ha superato quello dell’offline, raggiungendo 14,4 miliardi di euro. Questa accelerazione è trainata da una maggiore facilità di utilizzo delle piattaforme online, preferite dal 69% degli utenti per la loro velocità, disponibilità continua e varietà dell’offerta.
Tra le categorie merceologiche più significative, i veicoli continuano a rappresentare la fetta più grande per valore economico, seguiti da casa e persona, elettronica e sport. Le ragioni alla base della scelta dell’usato mostrano segnali interessanti: il 61% degli acquirenti lo fa per risparmiare, il 41% per compiere un’azione sostenibile e il 38% per riutilizzare beni ancora validi. Cresce anche chi vede in questo comportamento una scelta intelligente e un’opportunità concreta di risparmio, un dato ormai trasversale a tutte le fasce d’età, soprattutto per la Gen Z.
A livello territoriale, la Lombardia è la regione che genera il maggior valore, seguita da Lazio, Campania e Puglia. In tutte queste regioni, la componente online ha rappresentato la quota maggiore del valore generato, confermando il ruolo decisivo della digitalizzazione. La portata del fenomeno è tale che sempre più aziende, marketplace e startup stanno investendo in modelli basati sull’usato, ampliando l’offerta di servizi come il ritiro a domicilio, la certificazione dei prodotti e il packaging. Inoltre, l’economia dell’usato si intreccia sempre più con il concetto di economia circolare, dove il valore di un bene non si esaurisce con il primo utilizzo ma continua attraverso nuovi cicli di vita.
Questo rappresenta una svolta culturale oltre che economica, contribuendo a ridurre drasticamente i rifiuti e le emissioni legate alla produzione industriale. L’educazione al riuso sta diventando una componente fondamentale anche nei programmi scolastici e nelle iniziative civiche promosse da enti pubblici e privati, segno che la second hand non è solo una moda passeggera ma un vero cambiamento strutturale nei comportamenti di consumo.
In un contesto globale dove si cercano alternative sostenibili e concrete, l’economia dell’usato dimostra di saper coniugare etica, risparmio e innovazione, guadagnandosi a pieno titolo un posto nel futuro dell’economia italiana. È un nuovo modo di consumare, più intelligente, più rispettoso dell’ambiente, più attento alle risorse personali e collettive.