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4 minuti di lettura
19/09/2025

La sfida di NeuroGuardian: applicazioni etiche e inclusive dell’IA

Vincitore del Lifebility Award 2025, candidata ai bandi Horizon Europe, la startup adotta un approccio terapeutico e predittivo, centrato sulla persona

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Se l’Intelligenza Artificiale può essere di aiuto e supporto in molte attività professionali ridefinendo la grammatica del lavoro, essa può essere utilizzata anche per fini terapeutici. 
Ѐ quanto si propone la startup di recente costituzione NeuroGuardian, fondata da Salvatore Michele Carnazzo, 35 anni, medico specialista in Pediatria e Neonatologia (e dottorando in Tecnologie Innovative nelle Scienze Biomediche) e Moreno La Quatra, ingegnere informatico con specializzazione in Data Science, dottore di ricerca e ricercatore universitario presso università di Kore a Enna. 
Hanno cercato di unire tecnologia e medicina per migliorare la risposta sanitaria in ambito pediatrico. Già conoscenti, in ambito accademico e scientifico hanno avuto modo di confrontarsi più concretamente, presso l’Università siciliana, accomunati dalla possibilità di utilizzare l’informatica e la tecnologia a supporto delle scienze biomediche, unendo i loro background personali. Al team fondatore si aggiungono collaborazioni esterne per l’ingegneria hardware e lo sviluppo software.

Così spiega il progetto il fondatore Carnazzo: “NeuroGuardian è un sistema di telemonitoraggio intelligente per l’epilessia pediatrica, basato su dispositivi indossabili e algoritmi di machine learning. Monitora in tempo reale parametri fisiologici come EEG, battito cardiaco e movimenti, analizzandoli per prevedere potenziali crisi epilettiche e inviare allerte tempestive a genitori e medici”.

Spesso le applicazioni di Intelligenza Artificiale toccano temi come etica, diritti e rispetto della persona. Ma come spiegano i fondatori, oltre alla nobile finalità dell’utilizzo dello strumento, “l’etica è centrale in questo progetto per diversi aspetti:

  • inclusione, rendiamo l’accesso alle cure possibile anche per chi vive lontano dai centri specialistici;
  • privacy e trasparenza, i dati sono trattati nel rispetto del GDPR, con tracciabilità delle analisi;
  • responsabilità, l’IA supporta il medico, ma non lo sostituisce. Il sistema è progettato per affiancare, non automatizzare decisioni cliniche delicate;
  • equità, vogliamo ridurre il divario sociale e geografico nell’accesso alla salute.

Si tratta quindi di un'applicazione dove l’IA non è solo un mezzo tecnologico, ma uno strumento di giustizia sanitaria”.

Il target primario è rappresentato da:

  • famiglie con bambini affetti da epilessia, in particolare in aree isolate.
  • ospedali pediatrici e centri neurologici che vogliono monitorare pazienti anche a distanza.
  • servizi sanitari pubblici che cercano soluzioni per migliorare l’assistenza territoriale.

Il mercato di riferimento è l’e-health, in rapida crescita, soprattutto nei segmenti di telemedicina pediatrica e digital therapeutics.

Tutte queste caratteristiche etiche e in favore dell’inclusione hanno permesso di vincere il riconoscimento ai Lifebility Award 2025 che premia le startup che si sono distinte per sostenibilità e innovazione.

I due fondatori non si aspettavano questo riconoscimento. “Ѐ stata una bella sorpresa! – racconta Moreno La Quatra - Essere riconosciuti da un premio che punta all’innovazione sociale e responsabile è un segnale forte che siamo sulla strada giusta. È stata la nostra prima partecipazione al Lifebility Award e ci ha permesso di confrontarci con altri progetti ad alto impatto sociale, imparando molto anche dal dialogo con i giurati e i mentori”.

Michele Carnazzo racconta un aneddoto simpatico: “Il giorno della presentazione alla Commissione di valutazione sia io che Moreno eravamo presi da mille impegni. Io avevo appena gestito un’emergenza in reparto, mentre lui doveva partecipare a una conferenza.
Ci siamo collegati all’ultimo secondo, senza aver avuto tempo di rivedere nemmeno le slide del progetto. Come se non bastasse, nello studio di Moreno all’università c’erano muratori al lavoro, trapani in azione e un frastuono infernale. Abbiamo dovuto chiedere scusa più volte alla commissione per il rumore, ma alla fine, forse anche grazie a quell’improvvisazione autentica, il progetto è arrivato lo stesso!”

Ma come è venuta l’idea ai due fondatori? “L’idea nasce dalla mia esperienza clinica sul campo – spiega Michele -. Lavorando con bambini affetti da epilessia, ho toccato con mano le difficoltà delle famiglie nel monitorare le crisi e accedere a cure specialistiche, soprattutto in contesti geografici svantaggiati. Condividendo questa osservazione con Moreno, abbiamo unito competenze mediche e tecnologiche per immaginare un sistema intelligente, capace di anticipare le crisi epilettiche e migliorare la gestione della patologia da remoto”.

Non è la prima competizione a cui partecipano. “In passato ho partecipato a progetti di ricerca clinica sull’impatto delle nuove tecnologie nelle cure peri-natali, con particolare attenzione alla salute respiratoria e allo sviluppo neurologico nei neonati – spiega Michele -. Attualmente stiamo preparando il progetto per candidarci a bandi europei come Horizon Europe e call del PNRR dedicate alla salute digitale. In parallelo, stiamo lavorando a una versione estesa di NeuroGuardian, pensata per applicarsi anche ad altre patologie neurologiche infantili, sempre con un approccio predittivo e centrato sulla persona”. 

Ora la startup è in fase di avviamento. “Al momento stiamo concludendo la prototipazione, in collaborazione con l’Università Kore di Enna – spiegano i fondatori -. Le difficoltà principali riguardano la burocrazia, la ricerca di fondi, e la necessità di costruire un team multidisciplinare che integri medicina, ingegneria, informatica e aspetti legali”. 

Ma i due giovani non demordono e anzi incoraggiano i giovani che hanno buone idee a svilupparle. “Parlate con gli utenti, soprattutto se il vostro progetto ha un impatto sociale: capire il problema reale è il primo passo”, spiegano. 

E poi:

  • “create un team eterogeneo, le competenze diverse arricchiscono il progetto e ne aumentano la fattibilità;
  • non aspettate di sentirvi pronti, iniziate a testare, anche con mezzi semplici;
  • e soprattutto non abbiate paura dell’etica. Non è un ostacolo all’innovazione, ma una leva per costruire qualcosa che duri e abbia senso”.

* da sinistra: Salvatore Michele Carnazzo, Moreno La Quatra