La sfida di NeuroGuardian: applicazioni etiche e inclusive dell’IA
Vincitore del Lifebility Award 2025, candidata ai bandi Horizon Europe, la startup adotta un approccio terapeutico e predittivo, centrato sulla persona

Se l’Intelligenza Artificiale può essere di aiuto e supporto in molte attività professionali ridefinendo la grammatica del lavoro, essa può essere utilizzata anche per fini terapeutici.
Ѐ quanto si propone la startup di recente costituzione NeuroGuardian, fondata da Salvatore Michele Carnazzo, 35 anni, medico specialista in Pediatria e Neonatologia (e dottorando in Tecnologie Innovative nelle Scienze Biomediche) e Moreno La Quatra, ingegnere informatico con specializzazione in Data Science, dottore di ricerca e ricercatore universitario presso università di Kore a Enna.
Hanno cercato di unire tecnologia e medicina per migliorare la risposta sanitaria in ambito pediatrico. Già conoscenti, in ambito accademico e scientifico hanno avuto modo di confrontarsi più concretamente, presso l’Università siciliana, accomunati dalla possibilità di utilizzare l’informatica e la tecnologia a supporto delle scienze biomediche, unendo i loro background personali. Al team fondatore si aggiungono collaborazioni esterne per l’ingegneria hardware e lo sviluppo software.
Così spiega il progetto il fondatore Carnazzo: “NeuroGuardian è un sistema di telemonitoraggio intelligente per l’epilessia pediatrica, basato su dispositivi indossabili e algoritmi di machine learning. Monitora in tempo reale parametri fisiologici come EEG, battito cardiaco e movimenti, analizzandoli per prevedere potenziali crisi epilettiche e inviare allerte tempestive a genitori e medici”.
Spesso le applicazioni di Intelligenza Artificiale toccano temi come etica, diritti e rispetto della persona. Ma come spiegano i fondatori, oltre alla nobile finalità dell’utilizzo dello strumento, “l’etica è centrale in questo progetto per diversi aspetti:
- inclusione, rendiamo l’accesso alle cure possibile anche per chi vive lontano dai centri specialistici;
- privacy e trasparenza, i dati sono trattati nel rispetto del GDPR, con tracciabilità delle analisi;
- responsabilità, l’IA supporta il medico, ma non lo sostituisce. Il sistema è progettato per affiancare, non automatizzare decisioni cliniche delicate;
- equità, vogliamo ridurre il divario sociale e geografico nell’accesso alla salute.
Si tratta quindi di un'applicazione dove l’IA non è solo un mezzo tecnologico, ma uno strumento di giustizia sanitaria”.

Il target primario è rappresentato da:
- famiglie con bambini affetti da epilessia, in particolare in aree isolate.
- ospedali pediatrici e centri neurologici che vogliono monitorare pazienti anche a distanza.
- servizi sanitari pubblici che cercano soluzioni per migliorare l’assistenza territoriale.
Il mercato di riferimento è l’e-health, in rapida crescita, soprattutto nei segmenti di telemedicina pediatrica e digital therapeutics.
Tutte queste caratteristiche etiche e in favore dell’inclusione hanno permesso di vincere il riconoscimento ai Lifebility Award 2025 che premia le startup che si sono distinte per sostenibilità e innovazione.
I due fondatori non si aspettavano questo riconoscimento. “Ѐ stata una bella sorpresa! – racconta Moreno La Quatra - Essere riconosciuti da un premio che punta all’innovazione sociale e responsabile è un segnale forte che siamo sulla strada giusta. È stata la nostra prima partecipazione al Lifebility Award e ci ha permesso di confrontarci con altri progetti ad alto impatto sociale, imparando molto anche dal dialogo con i giurati e i mentori”.
Michele Carnazzo racconta un aneddoto simpatico: “Il giorno della presentazione alla Commissione di valutazione sia io che Moreno eravamo presi da mille impegni. Io avevo appena gestito un’emergenza in reparto, mentre lui doveva partecipare a una conferenza.
Ci siamo collegati all’ultimo secondo, senza aver avuto tempo di rivedere nemmeno le slide del progetto. Come se non bastasse, nello studio di Moreno all’università c’erano i muratori al lavoro, trapani in azione e un frastuono infernale. Abbiamo dovuto chiedere scusa più volte alla commissione per il rumore, ma alla fine, forse anche grazie a quell’improvvisazione autentica, il progetto è arrivato lo stesso!”
Ma come è venuta l’idea ai due fondatori? “L’idea nasce dalla mia esperienza clinica sul campo – spiega Michele -. Lavorando con bambini affetti da epilessia, ho toccato con mano le difficoltà delle famiglie nel monitorare le crisi e accedere a cure specialistiche, soprattutto in contesti geografici svantaggiati. Condividendo questa osservazione con Moreno, abbiamo unito competenze mediche e tecnologiche per immaginare un sistema intelligente, capace di anticipare le crisi epilettiche e migliorare la gestione della patologia da remoto”.
Non è la prima competizione a cui partecipano. “In passato ho partecipato a progetti di ricerca clinica sull’impatto delle nuove tecnologie nelle cure peri-natali, con particolare attenzione alla salute respiratoria e allo sviluppo neurologico nei neonati – spiega Michele -. Attualmente stiamo preparando il progetto per candidarci a bandi europei come Horizon Europe e call del PNRR dedicate alla salute digitale. In parallelo, stiamo lavorando a una versione estesa di NeuroGuardian, pensata per applicarsi anche ad altre patologie neurologiche infantili, sempre con un approccio predittivo e centrato sulla persona”.
Ora la startup è in fase di avviamento. “Al momento stiamo concludendo la prototipazione, in collaborazione con l’Università Kore di Enna – spiegano i fondatori -. Le difficoltà principali riguardano la burocrazia, la ricerca di fondi, e la necessità di costruire un team multidisciplinare che integri medicina, ingegneria, informatica e aspetti legali”.
Ma i due giovani non demordono e anzi incoraggiano i giovani che hanno buone idee a svilupparle. “Parlate con gli utenti, soprattutto se il vostro progetto ha un impatto sociale: capire il problema reale è il primo passo”, spiegano.
E poi:
- “create un team eterogeneo, le competenze diverse arricchiscono il progetto e ne aumentano la fattibilità;
- non aspettate di sentirvi pronti, iniziate a testare, anche con mezzi semplici;
- e soprattutto non abbiate paura dell’etica. Non è un ostacolo all’innovazione, ma una leva per costruire qualcosa che duri e abbia senso”.
* da sinistra: Salvatore Michele Carnazzo, Moreno La Quatra