Batterie e bucce d'arancia: la sfida della transizione energetica passa dal riciclo

Il recupero delle materie critiche a livello locale sarà un obiettivo importante nel prossimo futuro, con possibili ricadute positive anche sull'occupazione

15 feb 2023
3 minuti di lettura

Forse come mai prima d'ora, le batterie sono un elemento fondamentale della nostra vita quotidiana: smartphone, smartwatch e computer portatili non potrebbero funzionare senza di esse, e non manca chi - spesso per motivi di lavoro, ma non solo - ha bisogno di portare con sé persino batterie aggiuntive di riserva.

Anche l'automobile si prepara a legarsi sempre di più a questa forma di alimentazione: il Parlamento europeo, infatti, ha appena dato il via libera definitivo per lo stop alla vendita di auto a motori termici dal 2035. E se non c'è dubbio che questa decisione innescherà una complessa sfida, sia sul piano tecnologico che su quello occupazionale, la necessità di  risorse e strumenti potrebbe aprire nuovi scenari e nuove opportunità.

Formazione e competenze andranno a giocare un ruolo cruciale, come dimostrato anche dal progetto europeo Acrobat, che mira al recupero di oltre il 90 per cento delle materie critiche contenute nelle batterie litio-ferro-fosfato attraverso un procedimento innovativo e a basso impatto ambientale. L'architrave di questo programma, in cui l'Italia è rappresentata da Enea, è infatti il tentativo di mettere insieme le competenze del mondo della ricerca con l'industria per  approntare un processo economico e sostenibile. Riciclare le batterie localmente è un obiettivo chiave, e con esso potrebbero avviarsi nuove direzioni anche per il mondo del lavoro nel nostro Paese.

In questo senso, c'è già chi si muove, puntando anche su soluzioni inedite. Tra queste c'è l'idea della giovane startup foggiana AraBat, che è al lavoro su un processo che permetterà di riciclare le batterie attraverso bucce d'arancia e scarti vegetali: materiali ottenibili, ad esempio, dalle produzioni di succhi di frutta. Un progetto che sarebbe apparso come un azzardo fino a qualche anno fa, e che ora invece si trova a beneficiare di una filiera in via di consolidamento e di una domanda di materie prime per le batterie in crescita. La fase pilota dovrebbe concludersi entro giugno, e poi dovrebbe partire la progettazione di un primo impianto italiano.

Del resto, le previsioni indicano che entro il 2030 potrebbe essere necessaria una crescita della capacità di riciclaggio di almeno 25 volte: una necessità che rappresenta anche un punto di partenza per vincere la sfida della transizione energetica anche sul piano occupazionale.

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