Il cibo che cambia può far bene all'ambiente e anche al lavoro
Le nuove tendenze dell'agroalimentare potrebbero presto avere un impatto significativo sulla sostenibilità della filiera produttiva, ma anche sul comparto professionale che vi ruota attorno
Viviamo in un'epoca di rapidi cambiamenti, e non possiamo fare a meno di notarlo neppure quando ci prendiamo una pausa per mangiare.
E se la tavola è diventata un vero e proprio banco di prova per tendenze e sperimentazioni che guardano al futuro e alla sostenibilità, non si tratta che della punta dell'iceberg, perché sotto la superficie sono assai rilevanti i nuovi meccanismi che impattano sul quella parte del mondo del lavoro legata al settore della ristorazione e all'agroalimentare.
Spingendosi fuori dai nostri confini nazionali, ad esempio, c'è chi guarda all'ecosistema delle startup israeliane come a una finestra su un futuro prossimo e probabile. E qui troviamo realtà come Redefine Meat, che - in chiave di tutela ambientale - cercano di replicare in laboratorio l'esperienza di consumo della carne, comprensiva di gusto e consistenza. Oppure come Kinoko, che lavora a un'alternativa basata su lenticchie e quinoa, combinate con un fungo che riduce del 30% il contenuto di carboidrati e aumenta del 35% quello di proteine.
Accanto alla ricerca di una sostenibilità sul piano della produzione, non mancano poi le startup per gestire meglio la logistica e l'organizzazione dei punti vendita: Supplyve, ad esempio, lavora a un software innovativo per l'inventario dei prodotti alimentari, mentre Sendi.io sta sviluppando un sistema per aiutare i ristoranti a orientarsi in modo efficace tra i servizi di delivery disponibili in una determinata zona.
Certo, la distanza anche geografica di queste realtà può farle sembrare lontane pure nel tempo, ma in quest'ambito i confini vengono superati rapidamente. Come nel caso della startup Carbon Maps, fondata in Francia e ora intenzionata a puntare sull'Italia. Il progetto, in questo caso, vuole aiutare le aziende a valutare il peso ambientale di ogni passaggio della filiera produttiva alimentare, utilizzando modelli matematici abbinati all'intelligenza artificiale e tenendo conto di tutti gli aspetti: dalle materie prime all'utilizzo dell'acqua, dal consumo del suolo al benessere degli animali.
Come si vede la parola d'ordine sembra essere "sostenibilità". Ma i possibili benefici potrebbero estendersi anche alle dinamiche legate direttamente al mercato del lavoro nel settore: per la crescita degli export e degli investimenti, e anche per l'evoluzione di figure professionali come periti agrari, agronomi, botanici, agrichef e agri manager, che già figurano tra i profili più richiesti dalle aziende.