Incubatori e startup studio, nuove risorse per l’innovazione d’impresa
Sono le nuove realtà che fungono da acceleratori per supportare lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali
Colmare il gap rispetto ad altri paesi europei in ottica di innovazione e startup, collocando l'Italia tra i leader di questo settore. La missione, non più impossibile, vede coinvolti numerosi protagonisti, tanto istituzionali quanto privati: in questo senso, nel nostro Paese, fondi, incubatori e acceleratori di impresa continuano ad aumentare in numero e capacità tali da supportare finalmente lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali. A queste attività tradizionali, inoltre, si affiancano attori più freschi come i Venture builder, o Startup studio.
Iniziative che guardano in direzioni differenti tra loro. Stellantis Ventures, ad esempio, è il fondo lanciato da poco del gruppo automobilistico nato dalla fusione di Fiat Chrysler Automobiles e PSA, orientato dunque alle innovazioni nel settore automobilistico e della mobilità. Per questa ragione, il gruppo investirà inizialmente 300 milioni di euro in startup, in fase iniziale e avanzata: annunciata come parte del piano strategico Dare Forward 2030, Stellantis Ventures agirà come un investitore strategico e aiuterà le startup a integrare le nuove tecnologie all’interno della società in tempi ridotti, consentendone l’adozione in mesi piuttosto che anni. Gli investimenti, inoltre, intendono seguire i binari della sostenibilità e delle nuove tecnologie.
Un campo, quello dell’innovazione legata alle startup, tutt’altro che immobile, ma in continuo movimento. Accanto ad attori affermati come incubatori, acceleratori e parchi scientifici, infatti, stanno nascendo nuove organizzazioni che possano sostenere il processo innovativo: in particolare, i Venture builder o Startup studio. FoolFarm, nata due anni fa proprio come Venture builder, fondato e guidato da Andrea Cinelli, ha creato la holding FoolCapital per finanziare la nascita di nuove startup, in tandem con Kpmg come advisor. In particolare, questo nuovo Venture builder punta a raccogliere 25 milioni di euro per investire su due fronti: da un lato creare da zero startup basate su brevetti di proprietà FoolFarm, e dall’altro lato, lavorare ad altre startup in tandem con nuovi imprenditori. Veterano nel settore dell’incubazione d’impresa, FoolFarm ha lanciato startup come Voiceme srl, IIO srl e Fire srl: la prima è un’app che trasforma la voce in un sistema di autenticazione senza password e cybersecurity, forte di un round da 569 mila euro lo scorso gennaio. IIO, invece, è una prima piattaforma di Voice as a Service aperta, empatica e sicura, interamente made in Italy. Fire, infine, lavora nell’ottica degli investimenti attraverso il ricorso a sofisticati applicativi ricavati dall’intelligenza artificiale.
Ma cosa sono, in definitiva, gli startup studio? Si tratta di una sorta di fabbrica di startup che parte dall’analisi del mercato e delle sue tendenze più promettenti per dare una risposta nuova e specifica. Un modello incentrato sulla scalabilità veloce di un numero selezionato di progetti, tale da permette la nascita startup di qualità, per di più e a basso rischio. A oggi esistono circa 600 startup studio in tutto il mondo. Secondo i report realizzati da Gssn nel 2020 e Studiohub nel 2021, le due principali community internazionali del settore, il tasso di successo delle startup prodotte da un venture builder si muove oscilla tra il 35% ed il 70% del totale. Risultati che sono possibili grazie a un approccio probabilmente meno visionario, ma allo stesso tempo più concreto e analitico, e dunque vincente: una nuova strada che anche in Italia è stata imboccata con successo, se pensiamo a realtà del settore attive a Firenze, Roma, Milano, e anche Cagliari e Potenza.