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La manifattura tra digitalizzazione e investimenti green

Con il passaggio al paradigma della fabbrica digitale, un processo accelerato dalla pandemia da Covid-19 e dalla conseguente emergenza sanitaria, le tecnologie…

15 set 2021
4 minuti di lettura

Con il passaggio al paradigma della fabbrica digitale, un processo accelerato dalla pandemia da Covid-19 e dalla conseguente emergenza sanitaria, le tecnologie 4.0 costituiscono una delle leve più importanti e potenti che i leader aziendali devono considerare per aggiornare la propria offerta, garantendo approcci innovativi ed orientati al futuro.

Si tratta di azioni che investono settori strategici del nostro Paese, già toccati da un andamento positivo. Il comparto manifatturiero italiano, infatti, guarda con fiducia alla ripresa economica: la Commissione europea ha stimato un +5% del Pil italiano nel 2021. E l’Osservatorio Mecspe sul II quadrimestre dell’anno ancora in corso conferma come dopo l’impatto shock della pandemia ci sia una voglia concreta di ripartenza. Digitalizzazione, sostenibilità, formazione; sono questi i tre pilastri che accompagneranno il nuovo inizio della manifattura. Il 74% delle aziende crede in un boom del settore nei prossimi 3 anni. Ma torna a crescere anche il livello di fiducia generale dell’industria manifatturiera, giudicato alto dal 54% dei rispondenti (rispetto al 39% dello scorso febbraio).

La trasformazione digitale, del resto, rappresenta una vera e propria opportunità per crescere e affermare la propria competitività sul mercato. L’investimento in tecnologie digitali aumenta la capacità innovativa dell’impresa manifatturiera, garantendo la produzione di strumenti personalizzati. Infatti, le nuove tecnologie consentono di:

- migliorare l’efficienza e la produttività;

- incrementare la quota di mercato e la fedeltà dei clienti.

In particolare, parliamo di tecnologie come il Laser cutting, la robotica, gli scanner e le stampanti 3d, oltre che al ricorso sempre crescente alla Realtà aumentata. Le infrastrutture, invece, investono piani come il passaggio al Cloud e al governo dei Big Data.  L’Industria 4.0, più in generale, chiede alle aziende di essere aperte e connesse sia al proprio interno, sia verso gli altri attori della filiera, scambiando informazioni sensibili su prodotti, clienti e fornitori. I semplici sistemi antivirus non sono più sufficienti per sorvegliare tutti i punti di accesso al sistema aziendale, bensì è necessario prevedere strategie specifiche perla gestione della sicurezza digitale a 360 gradi. Un altro fattore chiave è rappresentato dalla sostenibilità; un aspetto ormai assodato per le imprese degli anni Venti, con il conseguente ricorso a dispositivi a basso consumo energetico, all’acquisto di macchinari e/o impianti efficienti di nuova generazione, all’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili. Del resto, ci sono dei veri e propri criteri ambientali, sociali e di governance che definiscono il nuovo comportamento virtuoso delle imprese. Sono riassumibili nell’acronimo ESG (Environment, Social, Governance), rappresentano i parametri attraverso cui valutare l’impatto di un’attività imprenditoriale e saranno sempre più decisivi per poter attrarre investimenti e migliorare la reputazione dell’azienda.

Ancora secondo le indicazioni dell’Osservatorio Mecspe, le trasformazioni dell’ultimo anno e mezzo spingono ad una riflessione sull’Industrial Smart Working, un metodo di lavoro che permette la gestione e l’esecuzione dei processi produttivi in fabbrica da remoto. Il primo dato che risalta è che solo una piccola parte degli imprenditori (15%) non ritiene l’ISW adatto all’ambiente industriale, indicando la presenza fisica come unica modalità di lavoro. Probabilmente su questo fronte si è avviato un primo processo di cambiamento culturale, spinto proprio dagli effetti degli ultimi mesi. La maggior parte (oltre un terzo), infatti, ritiene l’ISW utile ma solo come supporto e integrazione alla presenza fisica in fabbrica. Per tanti, invece, è interessante, ma è necessaria prima una grande riorganizzazione delle risorse e dei processi/strumenti industriali.

Per quanto riguarda gli investimenti in competenze e formazione, le imprese italiane stanno orientando favorevolmente le proprie risorse in questa direzione, aggiornando il personale: il ruolo di università e Istituti Tecnici Superiori, in questo senso, si fa determinante. Legare giovani e mondo del lavoro permetterà infatti di accelerare la ripartenza della manifattura italiana, lungo binari innovativi e sostenibili.
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