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Come fare per diventare consulenti in materia di sicurezza alimentare

Volendo usare una definizione il più possibile generica, per sicurezza alimentare – perlomeno nell’ambito produttivo – si intende uno strumento atto a mantener…

24 set 2020
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Volendo usare una definizione il più possibile generica, per sicurezza alimentare – perlomeno nell’ambito produttivo – si intende uno strumento atto a mantenere la salute del consumatore sorvegliando dagli alimenti all’acqua a tutti i diversi processi produttivi, fino alle diverse condizioni igieniche. Com’è evidente, si tratta di un aspetto molto delicato all’interno di quella enorme filiera che conduce dalla preparazione del cibo da destinare alla grande distribuzione organizzata, fino alle logistica e in seguito attività di ristorazione che comprendono migliaia di locali in tutto il territorio nazionale. E grazie alla folta produzione di normative europee e poi nazionali, negli ultimi anni il diritto alimentare si è fatto strada anche in Italia divenendo terreno quotidiano di incontro e scontro per moltissime imprese, professionisti, amministrazioni pubbliche, enti non profit. Si tratta di un concetto estremamente rilevante, tanto che il governo italiano dispone di una pagina apposita dove vengono presentate informazioni, normative, aggiornamenti relativi all’argomento.

Proprio per questa ragione, l’esperto di diritto alimentare sta divenendo supporto essenziale per chi si trovi a operare in questo vasto e complesso settore. Il consulente alimentare deve possedere diverse competenze che vanno dalle attività di import/export alla fiscalità alimentare, dagli adempimenti in materia di sicurezza dei lavoratori (si pensi al richio microbiologico) alla tutela dell’ambiente. Il tutto in stretta correlazione con la produzione, la trasformazione e la distribuzione di alimenti, con implicazioni che riguardano la gestione degli scarti, i rifiuti, le emissioni moleste, rumori, imballaggi e scarichi. Per poter conseguire un’elevata garanzia di sicurezza alimentare si possono individuare tre livelli di misure igieniche da adottare nel processo produttivo, di trasformazione e di conservazione degli alimenti, tutti passaggi alla base della formazione di un valido esperto di consulenza alimentare:

  • applicare i principi generali d’igiene, espressi nel Regolamento CE n.178/2002 e nel Regolamento (CE) 852/2004 su sicurezza alimentare e pacchetto igiene dei prodotti alimentari;
  • adottare i requisiti igienici specifici per il tipo di alimento e di produzione, descritti nei Codici di Buone Pratiche di Produzione e di Igiene, nonché nella sicurezza alimentare normativa vigente;
  • applicare il sistema di HACCP, innovazione fondamentale introdotta in Italia con il D.Lgs 155/97, in recepimento delle Direttive 93/43/CEE e 96/3/CE, col fine di avere una maggiore garanzia che l’alimento prodotto, trasformato o manipolato sia sicuro.

Oltre a questi strumenti, gestiti direttamente dagli stessi produttori  e atti al controllo dedicato alla sicurezza alimentare, esistono anche attività di controllo, vale a dire realtà ben specifiche che hanno il fine di controllare sull’operato delle aziende alimentari grandi o piccole che siano. Come nel caso dell’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, nata e fondata nel 2002 con sede a Parma; un buon consulente in materia deve essere continuamente aggiornato anche sulla produzione di documenti in arrivo da questa agenzia.
Oltre alle competenze normative e burocratiche, un consulente alimentare deve essere anche in grado di effettuare analisi chimiche e microbiologiche degli alimenti e delle superfici di diverse tipologie di attività legate al contesto alimentare, come mense, bar, ristoranti; può effettuare dei campionamenti analitici sui prodotti e incaricare dei tecnici di un laboratorio esterno per l’effettuazione di analisi di tipo microbiologico e chimico-fisico.

Per diventare consulenti esperti in sicurezza esistono diversi corsi al termine dei quali viene fornito un attestato riconosciuto. Alla base, tuttavia, occorre essere in possesso di laurea o diploma di laurea in materie attinenti le tecnologie alimentari, le tecniche di prevenzione, la biologia o la veterinaria; avere un’esperienza almeno triennale nei settori dell’autocontrollo alimentare; ed successivamente frequentare corsi di aggiornamento professionale periodici. Come è evidente una professione molto specializzata, e per questo estremamente interessante in termini di possibilità occupazionali: anche in questo momento delicato sono diverse le imprese che richiedono questo tipo di figura, e sono disponibili decine di offerte lavorative in questo settore.

 

 

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