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Content Creator, quando la creatività si fa impresa

Le soft e hard skill di un mestiere a metà tra social media manager e influencer, con capacità di imprenditoria digitale

16 set 2022
4 minuti di lettura

Con lo sviluppo del Web e la nascita di nuove piattaforme, assume sempre più rilevanza la necessità di creare nuovi contenuti e soprattutto viene sempre più ricercata la capacità di declinare tali contenuti nelle varie piattaforme. Queste competenze afferiscono a una figura professionale specifica: il Content Creator. Una figura trasversale, ibrida, tra il social media manager e influencer, ma anche con capacità di imprenditoria digitale.

Stesura di testi, articoli per i blog, video per YouTube, post sui diversi social network, cura delle pagine Linkedn, creazione di gruppi Facebook, scelta di immagini adatte e accattivanti, grafica: la caratteristica di questa figura è sicuramente avere una mente creativa, anche perché non si limita a scrivere ma predispone interi progetti di comunicazione online. Non solo bisogna saper realizzare contenuti accattivanti e creativi, ma anche conoscere le specificità di ogni piattaforma e saper indirizzare i propri sforzi creativi verso il raggiungimento degli obiettivi di notorietà, crescita e conversione.

Nel dettaglio si possono elencare le soft skill e hard skill richieste:

  • ottime capacità di scrittura (copywriting);
  • forte capacità creativa e mente duttile;
  • saper elaborare un progetto di comunicazione in linea con gli obiettivi del cliente, con il mercato di riferimento, con il target, con le specificità di ogni singolo contenuto e piattaforma.
  • ideare, definire e creare prodotti multimediali diversi tra loro;
  • coordinarsi con editor, webmaster, grafici, videomaker, per cui ogni figura è incaricata alla realizzazione di contenuti multimediali;
  • conoscere perfettamente le caratteristiche di ogni canale.

Se ad una prima impressione, questo mestiere sembra più afferire alla sfera privata e alle proprie passioni di scrittura creativa e creazione di nuovi contenuti, in realtà può diventare una  professione molto redditizia. Potenzialmente qualsiasi brand o azienda che abbia un sito web e una presenza sui social network ha bisogno di un content creator che crei una comunicazione in linea con il proprio brand, che sappia utilizzare il giusto “tono” per arrivare al target e al mercato di riferimento: è consigliato creare un sito web in cui presentare i propri lavori in modo professionale, mettere in evidenza le migliori recensioni, acquisire nuovi clienti attraverso un sistema di “lead generation” (operazioni di marketing), gestire i contatti e segmentarli in base alla tipologia di clientela.

Occorre sfruttare al massimo le potenzialità del web, e le sue evoluzioni e innovazioni, dal dinamismo dell’immagine alle nuove frontiere offerte dall’intelligenza artificiale. Per questo, occorre diventare un vero imprenditore digitale in modo da poter lavorare in totale autonomia, magari con partita IVA, secondo i principi della Creator Economy e della Yolo Economy.

Non è un caso che  la community dei content creators sia diventato negli ultimi due anni un esercito che negli ultimi anni ha visto l’ingresso di oltre 165 milioni di persone, per un totale di 303 milioni di creator digitali a livello globale. Per tale motivo si parla di Creator Economy, che è in continua ascesa e sta ridefinendo molti aspetti del futuro del lavoro, anche della cultura e della società.

Una crescita senza precedenti che avvalla il principio della diffusione globale di persone che stanno facendo della “creazione di contenuti” una professione. Secondo lo studio Adobe Future of Creativity, una persona su quattro (23%) crea contenuti esprimendosi attraverso la fotografia, la produzione di video, la scrittura creativa o altri mezzi negli spazi online, comprese le piattaforme social e i blog. I Millennial rappresentano il 42% della creator economy, mentre la Generazione Z rappresenta il 14%; il 48% dei creator è universalmente motivato da un obiettivo comune: la libertà di espressione. Meno di un terzo dei creator (26%) è motivato dal denaro. La  creator economy, infatti, ha coinvolto in particolare la Generazione Z e i Millennial, attratti da carriere meno tradizionali e più stimolanti.

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