Innovazione e startup, le eccellenze italiane dalla domotica alle coltivazioni verticali
Sono in aumento gli investimenti nelle realtà più all'avanguardia nel nostro territorio
Un ecosistema in fermento, sul quale i grandi gruppi finanziari sono pronti a scommettere investimenti sostanziosi. La galassia delle startup innovative in Italia vive un ottimo momento, con la crisi scaturita dall'emergenza sanitaria del 2020 che sembra finalmente alle spalle e le energie da sprigionare di un tessuto imprenditoriale giovane e attento alle nuove tecnologie. Come ha testimoniato, del resto, l'ultima edizione dell'EY Venture Capital Talk, secondo cui i grandi gruppi sono sempre più interessati al potenziale di innovazione che le giovani realtà innovative, startup e scaleup, possono portare al proprio valore aziendale, incrementando gli investimenti nelle realtà più all’avanguardia presenti sul nostro territorio. Di conseguenza, le startup sono oggi considerate una risorsa versatile e adattabile, capace sia di fornire tecnologia in modo temporaneo o costante, sia di creare nuove strategie aziendali.
I dati italiani parlano chiaro: secondo l’ultimo rapporto del ministero delle Imprese e del made in Italy, effettuato nel luglio del 2022, Piccole e medie imprese e startup innovative si attestano a una cifra che supera le 14mila unità, in aumento di circa mille unità rispetto allo scorso anno. Un trend da incoraggiare per incardinare il nostro Paese sulla linea ad alta velocità dello sviluppo sostenibile e delle opportunità occupazionali. Tra i settori più vivaci nei quali operano le startup italiane, si è ritagliato uno spazio di riguardo la tecnologia rivolta alle mura di casa: la domotica, vale a dire la scienza interdisciplinare che si occupa dello studio delle tecnologie adatte a migliorare la qualità della vita nella casa e più in generale negli ambienti antropizzati.
Come nel caso della startup torinese Domethics, che ha trovato un modo ecosostenibile per dare una nuova destinazione d’uso agli smartphone e tablet inutilizzati da tempo, trasformandoli in un nuovo dispositivo di domotica e telemedicina. L’invenzione della startup che opera nel settore IoT si chiama Adriano e consiste nel collegare i dispositivi inutilizzati a un componente realizzato da Domethics che li trasforma in un hub a cui è possibile collegarsi anche in remoto per controllare le luci di casa, il riscaldamento, gli elettrodomestici, i videocitofoni o per occuparsi a distanza, con la telemedicina, di persone che hanno bisogno di supporto e assistenza medico-sanitaria.
La filosofia della startup torinese è radicata nel tessuto piemontese sin dal nome del prodotto simbolo, Adriano, omaggio al grande imprenditore e innovatore originario di Ivrea. “Nel mondo sono circa 6 miliardi gli smartphone inutilizzati e allungare la vita dell'1% di questi di un anno eviterebbe l'emissione in atmosfera di 280mila tonnellate di CO2”, hanno raccontato i fondatori di Domethics Samuele Rocca, Mirko Bretto e Maurizio Ferrero. “È con quest'obiettivo che abbiamo ideato e lanciato Adriano: un prodotto a basso costo, semplice da usare e in grado di ridurre lo spreco di risorse elettroniche, che consente di dare nuova a vita a vecchi smartphone e tablet lasciati in un cassetto o destinati a diventare rifiuti elettronici e al tempo stesso aumentando la qualità della vita”.
Cambiando settore ma restando idealmente nella sfera domestica, è di grande interesse il progetto portato avanti da Planet Farms, startup fondata da Luca Travaglini e Daniele Benatoff capace di raccogliere un investimento di 17,5 milioni di euro da Unicredit. La tecnica del vertical farming potrebbe ridurre la pressione sui terreni agricoli, grazie a sistemi di coltivazione fuori suolo tecnologicamente avanzati che sfruttano la verticalità e soltanto pochi mesi fa Planet Farms ha inaugurato la più grande struttura di questo tipo in Europa, dimostrando che è possibile ottenere risparmi enormi a livello idrico e terreno. Adesso, per sviluppare ulteriori startup tecnologiche, gli imprenditori che si dedicano all’innovazione potranno contare sul Fondo dei fondi Paneuropeo, nato nell’ambito dell’ETCI-European Tech Champions Initiative promossa dal Gruppo Bei (BEI-Banca europea per gli investimenti e FEI-Fondo europeo per gli investimenti) in collaborazione con Italia, Germania, Francia, Spagna e Belgio.
L’ETCI avrà dunque l’obiettivo di rafforzare i mercati europei del capitale di rischio in fase di scale-up, colmando le attuali carenze per le imprese dell’alta tecnologia nell’accesso ai finanziamenti di importi superiori a 50 milioni di euro. Per raggiungere questo obiettivo, l’ETCI disporrà le risorse pubbliche degli Stati membri partecipanti e del Gruppo BEI per effettuare investimenti in Fondi di capitale di rischio su larga scala.