"I giovani? Stelle lontane, ma le più luminose"
Intervista a Marta De Vivo, fondatrice di Earendel, la rete dei giovani startupper italiani, e talentuosa giornalista con la passione per i diritti umani
“Il nome che abbiamo scelto, Earendel, è il nome di una stella nella costellazione della Balena. È stata scoperta nel 2022 dal telescopio spaziale Hubble, ed è la stella più antica e distante che conosciamo. Ci è subito parso che questo nome potesse fungere da metafora: i giovani vengono sempre scoperti tardi, ma quando vengono scoperti, brillano più di tutto e tutti. Di sicuro il nostro progetto unisce la “comunità”, nel senso più tradizionale del termine, all’innovazione, l’idea alla base del nostro hub, è quella di passare dal digitale al reale. Cerchiamo il più possibile di creare momenti di incontro dal vivo, cercando di evitare la disintermediazione alla quale ormai l’online ci ha abituato, andando così a creare connessioni, che oltre ad essere proficue lavorativamente, siano anche e prima di tutto umane”.
Esordisce così Marta De Vivo, “cacciatrice” di startupper di talento che ha fondato, insieme a Giacomo Parainfo, Greta Mattioli e Martina Parisi, Earendel, il network al servizio dei giovani imprenditori.
Ma che cos’è questa rete che prende il nome da una stella? È un incubatore di idee e progetti che dà risalto agli imprenditori all’inizio del loro percorso: l’obiettivo è quello di offrire opportunità di crescita ai giovani che vogliano cimentarsi nel mondo dell’imprenditoria attraverso e-learning e meeting con i più importanti player del mercato.
Earendel ci tiene a dare spazio ai talenti, a non lasciarli dietro le quinte, ed è proprio da questa riflessione che nasce il network, come spiega Marta: “Ho pensato a cosa sarebbe servito a me anni fa quando ho cominciato a lavorare, a cosa mi sia mancato, e così sono arrivata alla risposta: mi sarebbe tornato utile entrare in contatto con una rete di persone che potessero consigliarmi. Quando si muovono i primi passi nel mondo del lavoro, si fa sempre fatica ad orientarsi, a capire su cosa puntare e come posizionarsi. Da qui l’idea di creare un network con tutte le realtà e i professionisti con i quali sono entrata in contatto negli ultimi anni, da mettere a disposizione dei giovani che stanno cominciando un percorso imprenditoriale, o che hanno già una loro dimensione”.
Ora Earendel è anche un festival, un evento che permettere di discutere di questioni molto serie come l’intelligenza artificiale, la sostenibilità e non solo:
“Stiamo pensando a un evento che sia incentrato sulle grandi sfide del domani, principalmente la transizione verde e l’AI ma sempre con uno sguardo volto alla persona e al suo equilibrio”, ci dice Marta a proposito dell’Earendel Fest.
“La mia è una generazione di equilibristi: siamo passati come se nulla fosse da una pandemia a un periodo di guerre e incertezza, e a volte abbiamo fatto fatica a mantenere l’equilibrio, non a caso siamo una delle generazioni più ansiose di sempre. Per questo io e gli altri ragazzi siamo profondamente convinti, della necessità, di affrontare i grandi temi del futuro mettendo sempre al centro lo sviluppo psicofisico delle nuove generazioni. Come impatta l’AI sulla nostra capacità di apprendimento? Che impatto può avere la sostenibilità sulla vita di un individuo? Questo è il tipo di dibattito che vogliamo costruire”, spiega Marta, senza anticipare troppo del prossimo festival, la cui prima edizione incentrata sull’innovazione digitale, ha visto la partecipazione di personaggi come Silvia Sciorilli Borrelli, giornalista del Financial Times, Lorenzo Castelli, venture capitalist e co-founder di Alchimia Investments, Livia Viganò e Bianca Arrighini, fondatrici di Factanza, Chiara Piotto, new media manager di Torcha e Gianluigi Ballarani, Founder HUDI.
Ma quali sono le caratteristiche dovrebbe avere una startupper – chiediamo a Marta che ormai di giovani e talentuosi ne ha conosciuti tanti, oltre a essere lei stessa giovane e, soprattutto, una professionista di talento: esistono delle caratteristiche a cui non bisogna rinunciare?
“L’unica costante, che vedo in tutte le persone davvero grandi che conosco, è l’umiltà e la voglia di fare sempre di più rispetto al giorno prima. I ragazzi e le ragazze più intelligenti che ho conosciuto fino ad adesso, hanno tutti in comune una grande genuinità d'animo, e una grandissima determinazione”.
E a proposito dell’essere giovani, ci racconta anche di quanto abbia dovuto lottare contro il pregiudizio che si ha dei giovani che, in un paese gerontocratico, coincide con l’essere considerati inesperti o, semplicemente, giovani: “La difficoltà più grande è stata quella di risultare credibile nonostante l’età, e soprattutto quella di poter svolgere il mio lavoro anche al di fuori della dimensione “GenZ”. Spesso quando si è giovani, le persone tendono a chiamarti solo per quello. Prima ti chiedono “un punto di vista fresco”, poi ti chiamano per le campagne sui giovani, poi ti fanno scrivere sulle questioni dei giovani, e così via dicendo. La verità è che al di là dell’età anagrafica, ci sono anche delle capacità e competenze che sarebbe bello poter esprimere, la cosa difficile è riuscire a smarcarsi dal “è giovane e quindi la chiamo perché è giovane” e passare al “la chiamo perché è brava, ha competenze, e in più è anche giovane”. È stato un passaggio difficile da fare, ci è voluto tempo, dedizione e impegno”.
Ma chi era Marta dieci anni fa?
“Ero una ragazzina curiosa e molto vivace – ci dice la De Vivo mentre ricostruisce il percorso che l’ha portata a essere dov’è oggi – tant’è che venivo spesso ripresa per la mia troppa esuberanza, per fortuna ho avuto degli ottimi genitori, che mi hanno aiutata ad incanalare le mie energie per il verso giusto, sono cresciuta in un contesto familiare favorevole, che mi ha permesso di dedicarmi alle mie passioni. Ho frequentato scuole inglesi dall’asilo fino alle superiori, e questo mi ha consentito di confrontarmi con culture diverse e crescere bilingue”.
E oggi? Chi è Marta De Vivo?
Classe 2001, Marta vive a Venezia e studia a Padova Relazioni Internazionali e diritti umani – da brava sognatrice qual è – ed è, dal punto di vista esistenziale, una giornalista che alla sua età ha già scritto per tante testate giornalistiche come Espresso Online, Domani Editoriale, il Fatto Quotidiano, Notizie.it , TPI, Money.it e Giornalettismo e che oggi scrive per Huffington Post, Il Riformista e Il Gazzettino, e ha intervistato grandi personalità come Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Europea, Gregoire Verdeaux, vicepresidente di Philip Morris, Carlo Cottarelli, ex direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale e Marco Cappato, attivista dei Radicali.
Marta De Vivo è molto attiva sui social con un profilo seguito da decine di migliaia di follower che utilizza per raccontare le tematiche che le stanno più a cuore come, ad esempio, del rapporto tra giornalismo e social: nonostante sia totalmente immersa nel suo tempo e abbia investito nella dimensione “onlife” dell’esistenza, Marta è una giornalista che crede fermamente nei fatti sostenuti da fonti, dati e contesto e, in definitiva, nel giornalismo, specie in quello di opinione:
“Il giornalismo oggi esiste in una dimensione di pensiero critico e capacità d’analisi che vada oltre la notizia e il chiacchiericcio. Bisogna stare sui fatti, aggiungendo contesto, dati, e così facendo, bisogna puntare a restituire un punto di vista. Sono una sostenitrice del giornalismo d’opinione, per me quando finisci di leggere un articolo, devi avere la sensazione di aver capito qualcosa in più, e soprattutto di avere un nuovo punto di vista su una specifica questione. Senza di questo, il giornalismo muore, perché a quel punto è tutto uguale, che senso ha leggere un giornale in particolare, se poi trovi la stessa identica notizia sul web?”
Marta ci saluta con qualche consiglio per i giovani soprattutto in merito all’avere coraggio perché “anche un solo singolo contributo a volte può essere determinante per cambiare le cose” e poi con i suoi mille progetti per il futuro ma senza entrare nel particolare perché l’obiettivo finale non è l’obiettivo ma il percorso, una vocazione: “Non ho progetti specifici, ho più un obiettivo sul lungo termine, che è quello di essere felice e soprattutto essere fiera di me stessa. Mi piace l’idea di potermi guardare allo specchio tra dieci anni e pensare che anche se ho sbagliato qualcosa, alla fine sono rimasta sempre fedele a me stessa, e ho fatto esattamente quello che volevo fare”.
E te lo auguriamo anche noi.
Più Marte De Vivo nel mondo, please.