Covid-19: quando le aziende premiano i dipendenti
In principio fu la pasta. Nella difficile cronaca della crisi causata dal Covid-19, c’è una storia che ha un sapore diverso, tutto italiano: quella delle azien…
In principio fu la pasta.
Nella difficile cronaca della crisi causata dal Covid-19, c’è una storia che ha un sapore diverso, tutto italiano: quella delle aziende che, nonostante l’emergenza (o forse in virtù di essa), hanno premiato i propri dipendenti.
In principio fu, appunto, uno dei più noti marchi italiani di pasta - Giovanni Rana - a farlo. Nel pieno del primo lockdown, 700 lavoratori hanno visto aumentare del 25% il proprio stipendio come “speciale riconoscimento” per aver garantito, con il loro impegno, la “continuità negli approvvigionamenti alimentari”.
Da allora si sono moltiplicate le imprese che - da Nord a Sud - hanno ricompensato in modo “speciale” i sacrifici dei propri dipendenti. Da Barilla, che ha premiato i suoi lavoratori con 1.000 euro a testa, a Lavazza (fino a 3.500 euro di premio) passando per Mutti (+25% di stipendio) e Ferrero (fino a 2.200 euro extra in busta paga).
Un gesto che ha unito, come un lungo filo rosso di passione e generosità, il Paese intero, accomunando settori, realtà e tradizioni eterogenee e distanti fra loro.
Lo dimostrano, fra gli altri, i casi di Ferrari (7.500 euro di premio), Unicredit (1.000 euro) e Unieuro (500 euro), o quelli di imprese più piccole, come la foggiana BLab (+20% di stipendio per i suoi 80 dipendenti) e la cuneese Santero (2.000 euro a testa ai suoi 50 dipendenti), solo per citarne alcuni.
Se la pandemia continua a imporci molte rinunce, non sembra dunque riuscire a toglierci il gusto delle piccole, grandi storie italiane.