Esperienze all’estero: ecco come gli studenti si riprendono la propria vita
Li avevamo lasciati lì, con le facce stanche davanti agli schermi della DAD o seduti in classe, con i sorrisi coperti dall’immancabile mascherina. Oggi, dopo u…
Li avevamo lasciati lì, con le facce stanche davanti agli schermi della DAD o seduti in classe, con i sorrisi coperti dall’immancabile mascherina.
Oggi, dopo un anno e mezzo di pandemia, li ritroviamo impegnati a scegliere tra Stati Uniti o Polonia, ad abbozzare i primi trolley e a compilare le mille scartoffie necessarie per iscriversi agli ambitissimi bandi per frequentare un anno di scuola all’estero.
Loro, i nostri ragazzi, in debito di ossigeno dopo un purgatorio che sembrava interminabile, hanno voglia di riprendersi la propria vita e riaprirsi al mondo, quasi che i confini dell’Italia nel frattempo fossero diventati ancora più stretti.
Qualche dato.
Secondo un’indagine realizzata da Laboratorio Adolescenza in collaborazione con Intercultura, il 62% degli studenti delle scuole superiori desidera fare un'esperienza all’estero.
Nel 2020 erano il 36%.
Per Intercultura, saranno almeno 1.300 gli adolescenti che entro fine ottobre si metteranno in viaggio grazie ai loro programmi di studio all’estero.
Le candidature sono aperte fino al 10 novembre e si rivolgono a ragazzi nati prioritariamente tra il 1 luglio 2004 e il 31 agosto 2007.
Certo, parliamo di investimenti economici piuttosto ingenti per le famiglie, specialmente se i viaggi riguardano mete come l’Australia o gli Stati Uniti. Ma le borse di studio a disposizione - totali o parziali - sono numerose e, secondo Intercultura, dovrebbero coprire circa due studenti su tre.
Qui è possibile consultare il bando.
Se “la meta è partire” come scriveva Ungaretti, mai come adesso partire ha il sapore di un ritorno alla vita.