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Ricerca, enti locali e atenei: il network virtuoso che fa innovazione

In questa fase di generale ripartenza e sostenibilità del Paese - che cerca di lasciarsi alle spalle un periodo per lo più emergenziale - un ruolo fondamentale…

8 mag 2021
5 minuti di lettura

In questa fase di generale ripartenza e sostenibilità del Paese - che cerca di lasciarsi alle spalle un periodo per lo più emergenziale - un ruolo fondamentale lo stanno assumendo la ricerca scientifica e i relativi processi di innovazione tecnologica. La ripartenza economica e sociale può avvenire anche grazie ai grandi investimenti nella ricerca e nella conoscenza.

Il sistema della ricerca italiana, apprezzata in tutto il mondo, è pronto a fornire il proprio contributo, grazie alla sinergia tra Università statali e non statali, Enti di ricerca ed enti locali. In particolare, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, presente su tutto il territorio nazionale, ha voluto far sentire la sua presenza attraverso un documento consegnato direttamente al Ministro dell’Università e della ricerca, Cristina Messa.

Il documento su “Competenze, infrastrutture, apporti concreti” mette a sistema le potenzialità dei quasi cento Istituti di ricerca e mostra l’apporto che il CNR potrebbe fornire per raggiungere al meglio gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Il PNRR individua la ricerca e l’innovazione quali motori per la ripartenza del Paese e strumenti fondamentali per il suo sviluppo economico e sociale”, ha dichiarato il vice presidente vicario del Consiglio nazionale delle ricerche Lucio d’Alessandro. “In tale quadro, il Cnr è in grado di mobilitare competenze e capacità scientifiche e tecnologiche multidisciplinari, oltre che un enorme patrimonio infrastrutturale e strumentale. Il radicamento dell’Ente sul territorio nazionale consentono al Cnr di garantire sostegno all’attuazione del Piano, in materia di ricerca, transizione ecologica, transizione digitale”. 

Una delle sfide più importanti è infatti la digitalizzazione: in questo campo l'Ente ha già sviluppato tecnologie digitali (IoT, Block Chain, Big Data) per la resilienza e sicurezza informatica e fisica delle filiere produttive e delle infrastrutture, nonché dei processi di modernizzazione della PA. Per la transizione digitale Big Data e Intelligenza Artificiale sono tra gli ambiti strategici per lo sviluppo del sistema produttivo e territoriale. Non è un caso che il Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, con i suoi istituti di informatica, partecipa da protagonista al progetto per la creazione di un Centro regionale per la ricerca, la formazione e il trasferimento tecnologico su Big Data & Artificial Intelligence. In Toscana viene infatti inaugurato il primo centro italiano. La forza dell’iniziativa consiste nel network di enti aderenti: scuole e università portano gruppi di ricerca ed eccellenze scientifiche internazionali; Comuni ed enti del territorio che hanno via via condiviso i passaggi della digitalizzazione. Una collaborazione tra enti pubblici e territori, per la digitalizzazione nella PA, sfruttando le opportunità derivanti da Big Data e di analisi di dati.

I dati e i sistemi dell’AI stanno diventando parte integrante della nostra vita quotidiana attraverso smartphone, assistenti personali, digitali e robotici, veicoli con un crescente grado di autonomia, città intelligenti, industria 4.0. Nascono così iniziative volte proprio a sostenere lo sviluppo digitale in questa direzione, con progetti e finanziamenti cospicui da parte di molte regioni italiane: contributi regionali finalizzati a rafforzare il rapporto tra atenei, ricerca e innovazione, specialmente nel campo dei Big Data. È il caso della Regione Lombardia che ha sottoscritto due accordi con l'Università degli Studi di Brescia e con la Scuola Superiore di Studi Universitari (IUSS) di Pavia. Al centro dei due Accordi, che valgono complessivamente 3,4 milioni di euro, ci sono i Big Data.

Frutto degli accordi, un Laboratorio di Informatica e uno di Chimica, per l'acquisizione ed elaborazione di grandi quantità di dati clinici e sanitari con lo sviluppo di sistemi diagnostici e terapeutici all'avanguardia e un nuovo Data Center ad alte prestazioni computazionali. Per il laboratorio di Informatica verrà realizzata una piattaforma tecnologica in grado di acquisire, archiviare e processare un volume elevato di dati clinici. Tali dati saranno processati dai ricercatori per i loro studi grazie ad algoritmi e tecniche basate sull'Intelligenza Artificiale. L'Accordo con la Scuola di Pavia per la costruzione di un Data Center prevede progetti di ricerca nell'ambito della Ingegneria sismica e degli studi sullo Sviluppo Sostenibile e sul cambiamento climatico. Gli “Accordi di collaborazione per la ricerca, l'innovazione e il trasferimento tecnologico” la Regione Lombardia li ha stretti con otto Università pubbliche.

Un altro esempio di sinergia tra ricerca, enti locali e atenei lo porta l’Emilia Romagna. Un network virtuoso nel campo dei Big Data. La Giunta regionale grazie a una delibera approvata inaugura una “Data Valley” mettendo a disposizione circa 2,5 milioni di euro del Fondo sociale europeo per finanziare 28 dottorati finalizzati allo sviluppo di alte competenze per la ricerca, nel campo multidisciplinare e transdisciplinare, dei Big Data. Punto di riferimento saranno le tematiche di Horizon Europe e della nuova Strategia di specializzazione intelligente in cui i Big Data possono essere applicati, per una “Regione europea più ecologica, digitale e resiliente”, come recita il titolo del progetto. I temi su cui verteranno i dottorati di ricerca (di durata triennale), sono sviluppo sostenibile e sviluppo economico, per la transizione verde e digitale delle filiere, dei sistemi produttivi e dei servizi. Anche qui un ottimo esempio di sinergia: tutti i progetti di dottorato per essere presentati dovranno richiedere la collaborazione di almeno tre tra gli Atenei del territorio regionale, e sarà fondamentale nel percorso di formazione sia valorizzare le potenzialità delle infrastrutture sui big data disponibili e in corso di realizzazione sul territorio regionale, sia costruire un rapporto di cooperazione con le aziende presenti in regione

La realizzazione avverrà in tempi brevi, i dottorati dovranno infatti riferirsi all’anno accademico 2021-2022. Per quanto riguarda le domande di partecipazione, saranno le stesse Università a pubblicizzare tramite i propri canali i nuovi dottorati, fornendo tutte le indicazioni necessarie.
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