Come Fare Per

Come fare per Diventare un Disability Manager

È iniziata nel 2015 una fase di rinnovamento del collocamento mirato tramite le modifiche alla Legge n.68/1999 apportate da uno dei decreti legislativi di attu…

10 mag 2017
6 minuti di lettura

È iniziata nel 2015 una fase di rinnovamento del collocamento mirato tramite le modifiche alla Legge n.68/1999 apportate da uno dei decreti legislativi di attuazione del Jobs Act (D.lgs. 151/2015). Un processo di trasformazione che è stato al centro del confronto tenutosi nel settembre 2016 in occasione della Quinta Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità che ha portato all’adozione del Programma di Azione Biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone disabili. Tra i temi al centro del Programma c’è anche quello del lavoro, individuando le possibili soluzione per coadiuvare l’inserimento occupazionale dei disabili. Un processo che richiede figure professionali adeguate.

 

Chi è il Disability Manager?

Proprio nel Jobs Act troviamo la definizione del responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro: un professionista poliedrico che si occupi di predisporre progetti personalizzati e di risolvere i problemi legati alle condizioni di lavoro dei dipendenti diversamente abili. L’obiettivo è studiare le condizioni ambientali adatte a favorire l’ingresso all’interno dell’ufficio o l’eventuale ritorno in ufficio di lavoratori divenuti disabili (cd. return to work); una valutazione che tenga conto degli elementi oggettivi legati all’accessibilità, ma anche di quelli soggettivi connessi alla soddisfazione del dipendente ed ai rapporti con i colleghi. L’identificazione di questa figura professionale, ancor prima che nelle intenzioni del Legislatore, nasce dentro le aziende dove si è maggiormente avvertita questo tipo di esigenza. TIM, IBM, Intesa San Paolo, BNL e il Gruppo Hera sono alcuni esempi di imprese che hanno previsto al proprio interno delle pratiche strutturate di disability management. Nella Pubblica Amministrazione la figura è stata per la prima volta citata nel "Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana" del 2009, frutto dal lavoro del tavolo tecnico istituito tra il Comune di Parma e il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Il tema era quello di agevolare gli spostamenti dalla casa al luogo di lavoro. Inizia così da un’accezione legata alla mobilità l’ambito di competenza del disability management che nel tempo ha visto ampliare il suo campo d’azione, interessandosi di politiche sociali e di inserimento nel mondo della scuola e del lavoro. L’obiettivo in questo caso è aiutare i cittadini disabili nelle loro attività, eliminando eventuali ostacoli alla loro autonomia. Da questo punto di vista il disability manager diventa il punto di incontro delle istanze provenienti dai diversi stakeholder e svolge un ruolo di coordinamento con il territorio.

 

Che tipo di competenze deve avere?

Sebbene non vi siano indicazioni più specifiche nella norma, le prassi adottate presso le aziende e le pubbliche amministrazioni hanno portato all’individuazione di quali siano le competenze utili per un disability manager.

Un adeguato background legato al mondo delle risorse umane è sicuramente necessario, ma non basta. Gli ambiti di azione sono molteplici – medico, gestionale e formativo - e il disability manager non può avere una specializzazione elevata in ognuno di essi.

Per questo motivo tale ruolo può essere svolto efficacemente collaborando con le diverse funzioni aziendali, come ad esempio, gli addetti alla sicurezza e alla prevenzione degli infortuni.
Il responsabile che si occupa di disability management deve, infatti, valutare il luogo di lavoro in modo che sia adeguato ad accogliere la persona disabile, studiando gli accorgimenti utili per la postazione e gli strumenti di lavoro in un’ottica di accessibilità.

Anche le competenze manageriali sono utili per strutturare degli adeguati processi di cambiamento nell’organizzazione, cercando di diffondere una cultura della diversità. La prevenzione dei possibili conflitti e l’individuazione delle fonti del disagio sono due fattori che richiedono, al fianco di una spiccata sensibilità, elementi di psicologia.

I processi di integrazione della nuova risorsa diversamente abile per essere efficaci necessitano, inoltre, di un’adeguata formazione che non si fermi a quella obbligatoria legata alle disposizioni sulla sicurezza. Ad esempio, corsi legati al mondo ICT possono essere il modo per diffondere l’utilizzo di strumenti di lavoro utili per eventuali forme di telelavoro o smart working.

Non da ultimo, il disability manager dovrebbe conoscere le norme che regolano il collocamento mirato e che si occupano, più in generale, di prevenire le forme di discriminazione diretta ed indiretta. La normativa di riferimento non si ferma alle disposizioni legate agli obblighi assunzionali della Legge n.68/1999. La materia spazia dalle agevolazioni per le assunzioni e le incentivazioni per le forme di smart working, fino agli strumenti di tutela giudiziaria per i lavoratori disabili contenuti nella Legge 67/2006.

 

Qual è il percorso di studi più adatto?

Una laurea specifica per essere un disability manager al momento non esiste. L’ampiezza delle competenze richieste è difatti difficilmente inquadrabile in una classe di laurea. Sono attivi però dei percorsi post lauream, come il corso di perfezionamento Disability Management. Le competenze per la gestione della disabilità dell’Università degli Studi Internazionali di Roma e il Master Diversity Management e Gender Equality della Fondazione Brodolini.

La gestione della disabilità diventa quindi una componente di specializzazione per professionisti provenienti da ambiti diversi.

 

Il suo ruolo

Definire il manager della disabilità come una nuova figura di tipo consulenziale è riduttivo. Siamo di fronte ad un “facilitatore” che aiuta aziende e lavoratori diversamente abili a considerare l’inserimento un momento di valorizzazione della risorsa. Il perimetro di azione del disability manager non può essere definito in maniera rigida, adattandosi alle diverse esigenze provenienti dal contesto in cui opera.
Nel raggiungere i suoi obiettivi è centrale il dialogo costante con gli interlocutori interni ed esterni, come ad esempio, le associazioni operanti nel sociale, i servizi sanitari e quelli per il lavoro dislocati sul territorio.
Questa figura diventa così il centro di una rete di stakeholder, catalizzandone esigenze e proposte.
Il cambiamento passa dalle persone e questa figura professionale rappresenta la molla per un vero cambiamento culturale.

 

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Disabilità e non autosufficienza. 

Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: promuove e monitora l'attuazione della Convenzione ONU sulla disabilità. 

INAPP (ex ISFOL): fornisce informazioni sulle politiche per la disabilità, a livello europeo, nazionale e territoriale. 

Società Italiana Disability Manager (SIDIMa): fornisce una panoramica delle esperienze di disability management attuate sul territorio sia da soggetti pubblici, che da privati.

 

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