Trend & Interviste

Le nuove professioni nelle città del futuro

Con il mutamento del paesaggio urbano cambieranno anche le competenze richieste

3 lug 2023
3 minuti di lettura

Se il futuro delle città sarà declinato sempre di più in chiave smart, allo stesso tempo le nuove professioni richieste dovranno accogliere nuove skill. La richiesta crescente di competenze tecniche si accompagna alla domanda di team multidisciplinari e interfunzionali. Si tratta di risorse spesso in via di definizione e in costante evoluzione, capaci di coniugare in un senso ibrido percorsi che vanno dalla matematica all’ingegneria, dall’informatica all’architettura, dalla filosofia alle scienze sociali, dall’urbanistica al design.

Prima di entrare nel dettaglio delle nuove professioni, è utile ricordare che le smart city sono considerate città intelligenti capaci di integrare tecnologie digitali nelle proprie reti, servizi e infrastrutture per diventare più efficiente e vivibile a beneficio degli abitanti e delle imprese. In particolare, secondo la Commissione Europea, smart city significa:

  • reti di trasporto urbano intelligenti;
  • miglioramento dell'approvvigionamento idrico e delle strutture per lo smaltimento dei rifiuti;
  • modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici;
  • amministrazione cittadina più interattiva e reattiva;
  • spazi pubblici più sicuri.

In altre parole, una città intelligente e sostenibile utilizza le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ITC) per migliorare la qualità della vita, l'efficienza e la competitività, garantendo nel contempo la soddisfazione dei bisogni delle generazioni presenti e future. Secondo la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite, inoltre, la definizione di smart city include elementi come connettività domestica diffusa e Wi-Fi nelle aree pubbliche, infrastrutture intelligenti, contatori elettrici intelligenti, open data ed e-government.

In questo senso, l’Osservatorio Smart City degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano segnala un interesse crescente per l’evoluzione delle città in chiave digitale e sostenibile. Del resto il 33% dei comuni investirà nelle città intelligenti entro il prossimo anno, grazie anche alla spinta del PNRR che prevede più di 10 miliardi di finanziamenti dedicati all’interno delle diverse missioni. Il raggiungimento dell’obiettivo smart city dipende però, oltre che dalle tecnologie e dalle risorse finanziarie, anche dalle nuove competenze professionali.

Tra i nuovi professionisti, ad esempio, vi sono i tecnici che dovranno occuparsi dello sviluppo e della gestione dei sistemi tecnologici per le smart city. Tra le tecnologie chiave che devono conoscere ci sono: cloud, intelligenza artificiale e machine learning, computer vision, reti mobili, cybersicurezza. O gli esperti in mobilità, segmento cruciale, i responsabili della progettazione e della gestione dei sistemi di trasporto pubblico e delle infrastrutture connesse, come i semafori intelligenti e le smart road. Devono collaborare con gli esperti dei dati per avere una migliore comprensione dei flussi di spostamento all’interno della città e pianificare di conseguenza la circolazione stradale (anche con aree a ingressi limitati o corsie preferenziali per alcuni veicoli) e l’offerta di trasporto pubblico. Ancora, saranno fondamentali gli esperti in energia e i data scientist, capaci di analizzare i dati raccolti dalle città intelligenti per sviluppare modelli predittivi per migliorare le prestazioni delle infrastrutture.

Un traguardo che potrebbe portare ottime prospettive. I vantaggi di una smart city includono infatti una migliore qualità della vita per gli abitanti, aria più pulita, meno inquinamento, risparmi sulle bollette energetiche e una ridotta impronta di carbonio per la città nel suo insieme, rendendola più sostenibile e resiliente. Tutti questi vantaggi significano anche che una città intelligente è più attrezzata per seguire i cinque pilastri del modello di economia circolare: riciclo/riutilizzo, input sostenibili come energie rinnovabili, prodotto-come-servizio, piattaforme di condivisione ed estensione della vita del prodotto.

E proprio per questo serviranno profili professionali ibridi, trasversali e in grado di districarsi fra tecnologia, conoscenze ambientali e capacità gestionali. Come gli sviluppatori di app, da aggiornare costantemente in base alle esigenze della città e della comunità urbana.

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