I Data Center al centro di sviluppo e investimenti
Crescita e innovazione in un mercato cruciale per migliorare le opportunità nel lavoro del futuro

Una nuova fase espansiva nel campo dei data center, strutture strategiche per il mercato digitale. In Italia operano oltre 100mila imprese che utilizzano analisi dei dati, Internet of Things, cloud e intelligenza artificiale, e secondo le ultime stime la capacità dei data center aumenterà di tre volte entro il 2030. Un'opportunità può arrivare da un bando europeo da 20 miliardi, a cui partecipa un progetto di Eni e Leonardo.
Secondo uno studio condotto da Agici, queste strutture rappresentano il cuore della data economy, motore di crescita, innovazione e autonomia tecnologica. Entro il 2030, dunque, il mercato europeo dei dati varrà circa 1.000 miliardi di euro, sostenuto da 190 miliardi di investimenti in nuovi impianti. Oggi in Italia operano circa 110.000 imprese data-user, che fanno uso di analytics, IoT, cloud e intelligenza artificiale. Del resto, l'Italia dispone di vantaggi competitivi unici: aree industriali dismesse da riconvertire, una rete di trasmissione moderna, un sistema energetico flessibile e connessioni sottomarine internazionali che la rendono crocevia del traffico dati globale.
A questo proposito, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato la “Strategia per l’attrazione degli investimenti esteri nei data center”, elaborata da amministrazioni centrali e territoriali, associazioni di categoria e operatori industriali, mira a rafforzare il ruolo dell’Italia come hub digitale europeo e mediterraneo, promuovendo uno sviluppo diffuso delle infrastrutture di data storage e cloud a servizio di imprese, pubblica amministrazione e cittadini.
Nel documento pubblicato, il Mimit evidenzia tra i principali punti di forza del sistema Paese la presenza diffusa di aree industriali dismesse (“siti brownfield”), che saranno mappate, già urbanizzate e immediatamente disponibili per nuovi insediamenti produttivi, riducendo così sensibilmente il consumo di suolo. A questi si aggiungono una rete energetica stabile e capillare, un accesso in costante crescita all’energia da fonti rinnovabili e una connettività digitale ad altissima velocità, garantita dalla diffusione delle reti in fibra ottica e ultra-broadband su tutto il territorio nazionale e dalla presenza di numerosi cavi sottomarini che atterranno nel Paese.
Grande attenzione è riservata anche ai temi di sostenibilità e innovazione, con l’indicazione di puntare a regole per l’efficienza energetica, al riuso delle acque, al contenimento dell’impatto ambientale e al recupero del calore prodotto. Un'opportunità in questo senso è rappresentata da un bando da 20 miliardi per le nuove infrastrutture europee, che dovranno essere capaci di ospitare 100mila processori, dalle quattro alle mille volte di più, e avranno un costo di realizzazione tra i 3 e i 5 miliardi di euro: il progetto italiano, a guida di Eni e Leonardo, penserebbe a un Hub diviso tra Lombardia e Puglia. Così, il Mezzogiorno potrebbe ridefinire il proprio ruolo nell’economia digitale europea, passando da area periferica a nodo strategico di una rete infrastrutturale continentale.
Ma le iniziative per potenziare ulteriormente questo settore cruciale sono diverse: a Roma con il progetto ROM1, Digital Realty – colosso globale dei data center carrier-neutral e delle soluzioni di interconnessione – ha avviato un nuovo campus dove nascerà un’infrastruttura strategica per la digitalizzazione del Paese e per la crescita delle applicazioni basate su cloud e intelligenza artificiale, alimentato interamente da fonti rinnovabili.






