Colloquio di lavoro: le 4 domande da non sottovalutare e le risposte da dare
L’arrivo di una telefonata da parte di un potenziale datore di lavoro che vuole convocarvi per un colloquio genera spesso due emozioni contrastanti: sollievo e…
28 mag 2012
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L’arrivo di una telefonata da parte di un potenziale datore di lavoro che vuole convocarvi per un colloquio genera spesso due emozioni contrastanti: sollievo e nervosismo. Uno dei modi migliori per calmare i nervi è prepararsi con cura anticipando quali domande il recruiter potrebbe porvi. Spesso, però, ci si prepara con cura ai quesiti potenzialmente più complessi (generalmente di tipo tecnico e quindi, legati alle competenze maturate) tralasciando le risposte alle domande più generiche che si pensa erroneamente di poter improvvisare: sono proprio queste, invece, a potersi rivelare “fatali” nello stato di tensione e nervosismo generati in un colloquio. Per questo oggi, riprendendo i suggerimenti di Careerbuilder, vi consigliamo le quattro risposte alle domande più comuni che solitamente si affrontano senza un’adeguata preparazione. 1. “Parlami un po’ di te”. Nel rispondere a questa domanda, non divagate troppo: preparate una sintesi delle vostre esperienze formative e/o lavorative di 2-3 minuti e ripetetela ad alta voce. Assicuratevi che qualsiasi cosa diciate sia rilevante ai fini del profilo lavorativo per cui siete stati convocati. Inoltre, siate essenziali e incisivi. 2. “Perché vuoi lasciare il tuo attuale lavoro?”. Questa domanda può essere un’arma a doppio taglio. Da un lato, se rispondete che state cercando una nuova opportunità, l'intervistatore potrebbe pensare che vi siete annoiati del vostro attuale lavoro e mettere in dubbio la vostra costanza. Invece, siate più precisi spiegando che, ad esempio, ci sono stati cambiamenti nella gestione o nella direzione aziendale che non si allineano ai vostri obiettivi personali, o che le recenti le modifiche stanno mettendo a repentaglio la stabilità dell’azienda e del vostro ruolo. E' sempre meglio offrire più di una motivazione per giustificare una decisione di questo calibro, sperando che una o più delle informazioni che date all’intervistatore siano in linea con il suo pensiero. 3. “Quali sono i tuoi maggiori punti di forza e di debolezza?”. Tra i primi, evitate di dire “sono un perfezionista”. E’ una risposta banale e inflazionata. Nominate, invece, una qualità positiva che sia direttamente connessa al lavoro per cui vi trovate al colloquio. Quando si nomina un punto debole, scegliete qualcosa di realistico e riconoscete che vi state costantemente applicando per migliorare e smussare quel difetto. Assicuratevi che la vostra “debolezza” non sia in contrasto con una delle qualità richieste dal vostro profilo professionale. In ogni caso, siate sempre onesti. 4. “Parliamo di stipendio. Quali sono le tue aspettative?”. Se possibile, inizialmente, rimanete sul generico, evitando di rispondere nel dettaglio prima che termini il processo di assunzione. Quando arriverà il momento opportuno di discuterne, assicuratevi di aver già deciso anticipatamente quale sia la soglia minima di stipendio che vi permetterà di godere dello stile di vita che desiderate o che può soddisfare i vostri bisogni attuali. Attendete le fasi successive, nel caso in cui si instauri un processo di negoziazione economica, per valutare l’ipotesi di “un’offerta al rialzo”.