Come diventare allenatore di calcio

“Guardalo l’allenatore, che ha dato tanto e ha avuto molto meno (…)”, cosi cantava Gianni Morandi qualche anno fa. Un ruolo affascinante e tutto da scoprire qu…

28 apr 2011
6 minuti di lettura
Guardalo l’allenatore, che ha dato tanto e ha avuto molto meno (…)”, cosi cantava Gianni Morandi qualche anno fa. Un ruolo affascinante e tutto da scoprire quello dell’allenatore di una squadra di calcio. Chi meglio di un giovanissimo mister, Diego Franzoso, poteva spiegarci l’Italia nel pallone? Lo abbiamo intervistato per voi. Ciao Diego, e grazie per le risposte che ci darai. A 28 anni molti ragazzi sono ancora impegnati nel gioco di calcio, perché tu hai già deciso di fare l'allenatore? Quando ti è scattata la voglia e a che punto sei nel tuo percorso? La voglia di allenare mi è scattata intorno ai 20 anni, sentivo che volevo e potevo insegnare qualcosa ai più giovani e che mi sarebbe piaciuto dar loro delle basi solide dal punto di vista tecnico e tattico, senza tralasciare un obiettivo fondamentale delle realtà dilettantistiche, ovvero l'aspetto educativo. Ritengo che il mio percorso sia ad un discreto livello considerando la mia giovane età. A 28 anni sono laureato in scienze motorie, istruttore di Giocosport per un istituto comprensivo di Rovigo, tecnico qualificato di scuola calcio (corso coni - Figc) e, soprattutto, a dicembre sono entrato in possesso del patentino di allenatore di base, che dà la possibilità di allenare fino alla serie D compresa ed i settori giovanili delle squadre professionistiche. Diventare allenatore è un'aspirazione di molti, sembra però che chi non ha giocato a pallone a livello professionistico fatichi ad entrare in questo mondo, anche se l'esempio di un mister come Mourinho ci dice il contrario. Ci illustri l'iter per diventare allenatore? Diventare allenatore è compito assai facile per chi ha la fortuna di nascere con delle doti atletiche e calcistiche oltre la media, si veda il caso di ex giocatori che appena ritiratisi dai campi di calcio hanno avuto la possibilità di prendere in mano squadre giovanili nazionali per passare poi alla guida della prima squadra. Un percorso che per molti altri bravi tecnici resterà solo un sogno. Per chi invece non ha avuto la fortuna di giocare a buon livello, l'iter è più complicato. Senza alcun patentino o qualifica si può allenare a livello della terza categoria ed i settori giovanili non professionistici, mentre dalla seconda categoria è necessario essere in possesso del patentino di base. Il mio percorso è stato abbastanza complicato finora, ma mi sento di dire che ho sudato ogni singolo avanzamento. La laurea in Scienze motorie dà diritto a cinque punti nel cv (qualsiasi altra laurea ne dà quattro), il corso Coni - Figc per allenatori di scuola calcio ne dà altri sei, e alla guida della terza categoria della squadra del mio quartiere abbiamo vinto il campionato. Dopo aver vissuto alcuni problemi di natura burocratica dovuti al passaggio di categoria, ho deciso di dedicarmi interamente al settore giovanile che ho poi scoperto essere la mia vera passione. Come si diventa allenatori? I comitati regionali o provinciali organizzano uno o due corsi all'anno e in base alle proprie esperienze da calciatore e da allenatore si ha diritto a diversi punteggi. I primi 50 in graduatoria devono affrontare poi un test pratico (palleggio, guida della palla, trasmissione) da cui usciranno i 40 che potranno ottenere il patentino. Come e dove si forma un allenatore? Ci sono corsi ufficiali? Lo studio avviene solo sul campo o un allenatore ha anche dei momenti di formazione teorica? Per crescere come allenatore ritengo fondamentale solo una cosa, la passione. Dopo aver ottenuto il patentino si può partecipare a vari incontri tra allenatori che danno la possibilità di ottenere un punto per i successivi corsi che sono:
  • allenatore di seconda categoria: può allenare fino alla lega pro e squadre primavera
  • allenatore di prima categoria: può allenare qualunque squadra.
Un allenatore deve essere portato al confronto con gli altri per trovare nuove soluzioni e ascoltare le varie opinioni, anche quando queste contengono delle critiche che avviso secondo me rappresentano momenti di vera crescita. Un altro aspetto da considerare è sicuramente quello dell’aggiornamento da portare avanti con libri e riviste, o visionando allenamenti  degli altri. Quali sono le qualità personali e umane necessarie per essere un buon allenatore? Lavorare con un settore giovanile o con una squadra di adulti è molto diverso? È totalmente diverso. Quello che è molto importante sottolineare è che un giovane non è un adulto in miniatura. Molto spesso ex giocatori allenano adattando quello che veniva proposto loro (da adulti) a ragazzi che non sono ancora pronti per alcuni tipi di allenamenti specifici. La poca conoscenza dei carichi di lavoro che un giovane può o non può sostenere è la causa principale di questo problema. Per quanto riguarda la prima squadra, la qualità più grande che un allenatore deve avere è la gestione dei rapporti umani e dello spogliatoioAlcuni ex giocatori mi hanno riferito che gli allenatori di grandi club sono tutti preparati tatticamente ma quello che  differenzia un top da un buon mister è proprio la gestione del gruppo. Personalmente mi trovo meglio nel settore giovanile perché i ragazzi sono come spugne davanti alle proposte, hanno molta voglia di imparare e sono più predisposti a mettersi in gioco. A livello di prima squadra si guarda principalmente al risultato senza valutare il lavoro che ci sta dietro e molte persone che spesso vengono da 8-10 ore di lavoro quotidiano hanno (giustamente) poca voglia di mettersi a lavorare sodo per imparare qualcosa e quindi l'allenatore diviene importante principalmente come gestore dei rapporti umani. Un'ultima domanda: qual è l'aspirazione più grande di un allenatore? E quali sono i tuoi prossimi passi? Ciò che guida me e credo la maggior parte dei mister è la voglia incessante di stare a contatto con i ragazzi, di confrontarsi ogni domenica sul campo con altri allenatori, di insegnare sempre un calcio propositivo anche se magari spesso si prende un gol. Il calcio italiano dalla prossima stagione perderà un squadra in Champions League: mi dispiace come italiano ma trovo che sia la giusta conseguenza per un mondo che deve cambiare, un calcio dove conta solo il risultato non può rappresentare un modello vincente. Ogni allenatore aspira ad arrivare più in alto possibile, ma è fondamentale farlo rispettando il proprio credo. Idee, passione e coerenza” sono le tre parole chiave che possono portare lontano un mister. Ringraziamo Diego Franzoso, Cliclavoro ha dedicato una sezione al lavoro nello spettacolo e nello sport utile per approfondire questa interessante tematica.
Leggi anche
3 mag 2011
Come diventare sommelier o enologo 2.0: il vino protagonista in rete
24 mag 2018
Diventare estetista e avviare un centro estetico, ecco come si fa!
13 giu 2011
Come diventare cuoco 2.0