ChatGPT contro l’editoria: un rischio concreto?

Strumenti come questo non sembrano costituire una minaccia per il mondo dell’informazione e dell’editoria, ma...

7 set 2023

Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e soprattutto la sua accessibilità al grande pubblico, diverse categorie di lavoratori temono di essere “rimpiazzate” da una macchina. Quella che per secoli è stata la naturale evoluzione del mondo del lavoro (ossia il passaggio da una forza lavoro “umana” a un macchinario) ha lasciato il mondo delle fabbriche e delle catene di montaggio per invadere mestieri del campo umanistico. Le tecnologie non sono perfettamente sviluppate; infatti anche il più accurato sistema di IA non riesce a ricreare dipinti e immagini accurate, un esempio il fatto che si possa sempre riconoscere un’immagine generata al computer dall’inaccuratezza delle mani. Diversi artisti e professionisti del fotoritocco temono di venire facilmente sostituiti, prima o poi, ma rimane la speranza che il senso artistico e la genuinità di un’opera rimangano valori inossidabili del mestiere, anche quando si tratta di prodotti a uso commerciale.

Diversamente si tratta quando si fa riferimento all’editoria. I nuovi strumenti come ChatGPT, che vogliono replicare una conversazione reale con un essere umano, non sembrano costituire una minaccia per il mondo dell’informazione e dell’editoria. Quello che emerge da indagini svolte da Il Sole 24Ore è che si dovrebbe tener conto del rischio che si sbilanci il delicato equilibrio tra piattaforme digitali ed editoria online, specie vista la tendenza del giornalismo contemporaneo di generare titoli clickbait e a puntare sul numero di visualizzazioni più che sull’impegno di mandare online notizie basate su fonti e fatti accertati.

Quello che emerge è soprattutto che l’utilizzo di simili tecnologie possa essere impiegato nella traduzione di notizie preesistenti su altre testate, mentre nell’editoria si tratta della creazione di interi libri generati con questi strumenti. Anche in questa circostanza, la macchina è costretta, per funzionare, a elaborare opere nate da mano umana e l’integrità artistica si stima possa essere preservata. Si considera inoltre che possa essere una deriva inevitabile vista la precarietà dei posti di lavoro in questi settori e che l’utilizzo di ChatGPT non possa che risparmiare a giovani aspiranti scrittori la delusione di interfacciarsi in un settore che spesso paga poco ed è estremamente competitivo.

 Nasce però una riflessione: si può realmente distinguere da un testo generato da un’intelligenza artificiale a uno scritto frutto di una penna umana?

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