Focus On Lavoratori con disabilità

La disciplina prevede una serie di norme nazionali ed europee per favorire l’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità

Lavoratori con disabilità

Il collocamento delle persone con disabilità è disciplinato dalla Legge del 12 marzo 1999, n. 68, recante “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

La disciplina ha la finalità di promuovere l’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone diversamente abili attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.

Si segnala, in proposito, che, ogni due anni, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presenta al Parlamento la Relazione sullo stato di attuazione della legge 12 marzo 1999, n. 68 (art. 21). Per consultare le ultime Relazioni vai alla pagina dedicata.

Nel tempo, si sono susseguiti molteplici interventi legislativi, tra i quali va ricordato il Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 151, che ha previsto la semplificazione delle procedure esistenti con l’obiettivo di sostenere l’inclusione socio-lavorativa delle persone con disabilità.

Le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità (art. 1, D.Lgs. n. 151/2015) devono attenersi ai seguenti principi che tengono conto dei diversi soggetti coinvolti, valutando in maniera onnicomprensiva tutti gli aspetti attinenti all’inserimento:

  • la promozione di una rete integrata con i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, nonché con l’INAIL, per favorire l’accompagnamento e il supporto della persona con disabilità durante il suo percorso d’inserimento;
  • la promozione di accordi territoriali con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, le cooperative sociali, le associazioni delle persone con disabilità e i loro familiari nonché le organizzazioni del Terzo settore rilevanti, al fine di favorire l’inserimento lavorativo;
  • l’individuazione di modalità di valutazione bio-psico-sociale della disabilità, unitamente alla definizione dei criteri di predisposizione dei progetti di inserimento lavorativo che tengano conto delle barriere e dei facilitatori ambientali rilevati e alla definizione di indirizzi per gli uffici competenti funzionali alla valutazione e progettazione dell'inserimento lavorativo;
  • l’analisi delle caratteristiche dei posti di lavoro da assegnare alle persone con disabilità, anche con riguardo agli adeguamenti che il datore di lavoro è tenuto ad adottare;
  • l’istituzione di un responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro con il compito di predisporre progetti personalizzati per le persone con disabilità e di risolvere i problemi legati alle condizioni di lavoro dei dipendenti con disabilità;
  • l’individuazione di buone pratiche di inclusione lavorativa.

Infatti, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con Decreto n. 43 dell’11 marzo 2022 ha adottato le “Linee guida il materia di collocamento mirato delle persone con disabilità”, quale strumento di indirizzo e coordinamento a livello nazionale, così rinnovando l’impegno delle amministrazioni nel delineare un percorso di collaborazione e di condivisione inter-istituzionale funzionale ad un sistema di inclusione lavorativa più efficiente ed organico in tutto il Paese. 


Norme internazionali, europee e italiane a tutela della disabilità

Il percorso di sensibilizzazione sul tema della disabilità è stato graduale negli anni. 

A livello internazionale, nel 1980, la classificazione ICIDH (International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) distingueva tra menomazione, disabilità ed handicap, intendendo la disabilità come lo svantaggio che un individuo ha a livello personale e l’handicap come svantaggio sociale.

Nel maggio 2001, la stessa OMS ha adottato l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), ovvero la nuova “Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e della disabilità”, tuttora in vigore in 191 Paesi del mondo.

Tale classificazione rappresenta una rivoluzione nella definizione e nella percezione del fenomeno, posto che, per la prima volta, si fa riferimento ad un approccio integrato, accostando le difficoltà di carattere personale a quelle di carattere sociale. Ciò permette la correlazione fra stato di salute e ambiente arrivando alla definizione di “disabilità come condizione di salute in un ambiente sfavorevole”.

I principi cardine sono:

  • promuovere, sostenere e coordinare iniziative finalizzate all’inclusione delle persone con disabilità riconoscendo a tutti pari dignità e pari opportunità;
  • assicurare la piena attuazione della normativa in materia di disabilità;
  • cooperare con tutte le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità e le associazioni di volontariato per realizzare interventi a loro favore;
  • partecipare alle attività promosse dall’Unione Europea, dal Consiglio d'Europa, dalle Nazioni Unite e da altri organismi internazionali.

Si ricorda, infatti, che l’Unione Europea e tutti i Paesi membri sono contraenti della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

In particolare, l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU con la Legge 3 marzo 2009, n. 18, che introduce norme migliorative a tutela dei diritti dei disabili nell'ordinamento italiano, istituendo l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità con la finalità di promuovere l’attuazione della Convenzione e con la previsione di un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità.

In ambito europeo, la Strategia sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030 mira specificatamente a compiere progressi in tutti i settori della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, sia a livello dell'UE, sia a livello degli Stati membri. L'obiettivo è quello di garantire che le persone con disabilità in Europa - a prescindere da sesso, razza od origine etnica, religione o credo, età od orientamento sessuale – possano: esercitare i loro diritti umani; godere di pari opportunità; partecipare alla società e all'economia su base di parità; decidere dove, come e con chi vivere; circolare liberamente nell'UE indipendentemente dalle loro esigenze di sostegno; non subire discriminazioni.

A livello nazionale, come anticipato, la principale disciplina di riferimento in materia di lavoro e occupazione dei soggetti diversamente abili è la Legge del 12 marzo 1999, n. 68 recante “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, come successivamente modificata e integrata (si veda, in tal senso, il menzionato Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 151).

Peraltro, una costante attività di ricerca e monitoraggio sui temi relativi all’inclusione delle persone diversamente abili nella società e nel mondo del lavoro è svolta dall’INAPP (ex ISFOL) al fine di verificare l’attuazione della normativa italiana e di derivazione europea, nonché l’andamento delle politiche attive.

In Italia, va ricordata anche l’adozione del Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità (2017), un documento programmatico che punta al raggiungimento di un’uguaglianza sostanziale. I tasselli di cui si compone il Programma sono diversi: il rispetto per la dignità e l’autonomia individuale; la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società; la valorizzazione delle diversità; l’accessibilità.

L’attenzione per le persone con disabilità, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, caratterizza anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR - c.d. Recovery Plan). Ed infatti, il Piano è orientato in modo trasversale alla lotta alle diseguaglianze, intesa in termini di parità di genere, di protezione e valorizzazione dei giovani e di superamento dei divari territoriali e - in tutte le sei Missioni che si pone - prevede in diversi settori misure finalizzate a garantire le pari opportunità per le persone con disabilità.

Con il DPCM 6 novembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 dicembre 2021, sono stati definiti i criteri per il rilascio della Carta europea della disabilità in Italia.

Infine, si segnala che il Decreto Legislativo 30 giugno 2022, n. 105, in attuazione della Direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, ha introdotto nella Legge 5 febbraio 1992, n. 104 (avente ad oggetto la disciplina relativa all’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone diversamente abili) e nella Legge 8 marzo 2000, n. 53 apposite previsioni che vietano atti discriminatori nei confronti di lavoratori diversamente abili che chiedono o fruiscono dei benefici loro spettanti, oltre ad ulteriori disposizioni a tutela dei genitori lavoratori di minori diversamente abili e di lavoratori che assistono familiari con disabilità.

Di seguito, le principali novità:

  • è vietato discriminare o riservare un trattamento meno favorevole ai lavoratori che chiedono o fruiscono dei benefici previsti dalla L. n. 104/1992 (art. 33), dal D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 151 (art. 33 e 42), dal L. 22 maggio 2017, n. 81 (art. 18, comma 3 bis) e dal D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81 (art. 8), nonché di ogni altro beneficio concesso ai lavoratori medesimi in relazione alla condizione di disabilità propria o di coloro ai quali viene prestata assistenza e cura (art. 2 bis, L. n. 104/1992);
  • la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre, anche adottivi, di minore con disabilità in situazione di gravità possono chiedere ai rispettivi datori di lavoro di fruire, in alternativa al prolungamento fino a 3 anni del congedo parentale (art. 33 del D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 151), di 2 ore di permesso giornaliero retribuito fino al compimento del terzo anno di vita del bambino (art. 33, comma 2, L. n. 104/1990);
  • il lavoratore dipendente, pubblico o privato, ha diritto a fruire di 3 giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa, per assistere una persona con disabilità in situazione di gravità, che non sia ricoverata a tempo pieno, rispetto alla quale il lavoratore sia coniuge, parte di un’unione civile, convivente di fatto, parente o affine entro il secondo grado. Fermo restando il limite complessivo di 3 giorni, per l’assistenza allo stesso individuo con disabilità in situazione di gravità, il diritto può essere riconosciuto, su richiesta, a più soggetti tra quelli sopra elencati, che possono fruirne in via alternativa tra loro. Il lavoratore ha diritto di prestare assistenza nei confronti di più persone con disabilità in situazione di gravità, a condizione che si tratti del coniuge o della parte di un’unione civile o del convivente di fatto di un parente o affine entro il primo grado o entro il secondo grado, qualora i genitori o il coniuge della persona con disabilità in situazione di gravità abbiano compiuto i 65 anni di età, oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti (art. 33, comma 3, L. n. 104/1990);
  • i lavoratori che usufruiscono dei permessi sopramenzionati hanno diritto di priorità nell’accesso allo smart working (ai sensi dell’art. 18, comma 3 bis, della Legge 22 maggio 2017, n. 81) o ad altre forme di lavoro flessibile, ferme restando eventuali previsioni più favorevoli previste dalla contrattazione collettiva nel settore pubblico e privato (art. 33, comma 6 bis);
  • il coniuge convivente di persona con disabilità grave, la parte di un’unione civile o il convivente di fatto, ha diritto di fruire del congedo per eventi e cause particolari (di cui all’art. 4, comma 2, della L. n. 53/2000), entro 30 giorni dalla richiesta (art. 42, comma 5, D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 151).

 

Associazioni, enti, federazioni utili

A.D.V. - Associazione Disabili Visivi
A.I.D. - Associazione Italiana Dislessia
A.I.S.M. - Associazione Italiana Sclerosi Multipla
A.N.M.I.C.- Ente Nazionale a Tutela delle Persone con Disabilità
A.N.M.I.L. - Associazione Nazionale Mutilati Invalidi del Lavoro
A.N.V.C.G. - Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra
ASPHI - Avviamento e Sviluppo di Progetti per ridurre l’Handicap mediante l’Informatica
E.N.S. - Ente Nazionale Sordi
F.A.I.P.- Federazione Associazioni Italiane di Persone con lesione al midollo spinale
F.I.S.H.- Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
U.I.C.- Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
U.N.M.S. - Unione Nazionale Mutilati per Servizio

 

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